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Cimiteri

in onda domenica 27 ottobre 2013 alle 13:25

Questa puntata di  Passepartout è dedicata ai cimiteri. Un’esplorazione antropologica che passa in rassegna mondi culturali lontani. L’antico Egitto, la Grecia e Roma antica, l’Italia, gli Stati Uniti, la Turchia, i cimiteri ebraici e quelli acattolici. “Le differenze createsi nelle varie pratiche di sepoltura - sostiene Philippe Daverio - non dipendono dalle differenze di credo religioso ma sono soprattutto una conseguenza del carattere, stanziale o nomade, dei popoli interessati”. Profondamente stanziale è per esempio la civiltà italiana. Il Cimitero Monumentale di Milano può ben rappresentare un’intera società e la sua morale imprenditoriale, raccontandone anche il gusto e la storia tra XIX e XX secolo. Cognomi di famiglie famose per un campionario di architetture neoclassiche, eclettiche, liberty, persino sperimentali. Un altro caso è il cimitero genovese di Staglieno che si presenta come luogo simbolo delle memorie e delle glorie della città. Questi due cimiteri tra l’altro assomigliano non poco, nelle dimensioni e nelle costruzioni, alle antiche tombe romane che a loro volta derivano da modelli greci ed etruschi. Daverio propone alcuni mirabili esempi come la tomba di Marcus Vergilius Eurysaces a Roma, la Biblioteca di Celso ad Efeso in Turchia, le tombe rupestri di Norchia. L’esaltazione e il ricordo dei defunti si esplicitano attraverso le possenti dimensioni architettoniche dei luoghi di sepoltura. E per capire quanto la nostra civiltà discenda da antichi progenitori etruschi le telecamere di Passepartout mostrano la Tomba François, presso il Museo di Vulci. Un ciclo di decorazione parietale che rivela “una capacità espressiva degna della migliore pittura manierista e una maestria del segno grafico che sembra appartenere alla mano di un pittore del Rinascimento”, osserva Daverio. “Per onorare i propri morti, l’uomo stanziale del Tirreno così come quello dell’Egeo ha riconcepito l’architettura così come la pittura”.

Visitando un bellissimo cimitero della Virginia e quello militare di Arlington negli Stati Uniti si percepisce invece una visione molto diversa, con le tombe semplicemente poste in terra, fra i prati verdi, immerse totalmente nella natura. Una pratica che sembra avere punti di contatto con la tradizione sepolcrale degli antichi popoli nomadi del nord Europa da cui tutto sommato gli americani discendono. Un discorso che vale anche per altri popoli e altre culture, come gli ebrei o gli arabi, che quando vivevano in una dimensione di nomadismo tendevano ad abbandonare i loro defunti lungo il cammino, per poi inventarsi dei propri cimiteri appena raggiunta una situazione stanziale. In entrambe le culture, l’ebrea e la mussulmana, si tende comunque a non curare nel tempo le tombe, aspettandone il lento decadimento (cimitero ebraico di Venezia e cimitero di Istanbul). Un discorso a parte merita invece il Cimitero Acattolico di Roma. Romantico e decadente, questo cimitero sembra avere molte caratteristiche similari ai nostri, con un dato particolare, che la maggior parte dei morti sono stranieri e come tali nessuno curerebbe le loro tombe se non la pietas della città eterna. Ma nella sua parte più antica si svolge il confronto più sorprendente che sembra riassumere il percorso di questa puntata: nella placida distesa d’erba giacciono le tombe di grandi intellettuali in gran parte provenienti dai popoli del nord, quelli di derivazione nomade; accanto si erge invece maestosa e monumentale la Piramide Cestia, architettonica e celebrativa

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