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Alessandro Magno,
Babilonia Caput Mundi

in onda domenica 9 giugno 2013 alle 13:25

La comprensione del mondo cambia se lo si fa ruotare. Per noi europei infatti oggi sembrerebbe che il centro del mondo sia l’asse Bruxelles-Strasburgo. Per i greci antichi il centro era invece l’Egeo che segnava al tempo i confini tra occidente ed oriente e dove la parola “ereb”, da cui si fa discendere l’etimologia di “Europa”, designava proprio la parte occidentale. La questione diventa molto più  comprensibile poiché il mito aveva incontrato il termine a Creta dove era approdato Giove in forma di toro e vi trasportò la giovine principessa Europa per ingravidarla.

Ma a riprova di come le cartine non diano mai risposte certe e che il loro asse centrale dipenda dalle evoluzioni degli eventi basta spostarsi un po’ più avanti nel tempo, quando cioè le città del Peloponneso cominciarono a disgregare il loro potere, negli anni compresi nel IV secolo a.C., e scoprire un nuovo centro del mondo, spostato un po’ più verso Oriente, grazie all’azione di Alessandro Magno, che fu capace di creare un grandissimo impero, che inglobò Europa ed Asia, e dove Babilonia diventò il fulcro e il crocevia di questi mondi. E da Babilonia proviene infatti un’incredibile meraviglia, un “Ratto di Europa”, risalente al III, II secolo a.C., una delle opere più significative tra quelle presenti nella mostra “Sulla via di Alessandro. Da Seleucia a Gandhara” che fu ospitata dal Palazzo Madama di Torino.

Un mondo “contaminato”, quello alessandrino, che ha lasciato tracce incredibili, senza le quali l’Europa non sarebbe l’Europa. Come si evince dalla diffusione del culto di Mitra, che nella Roma imperiale diventerà il concorrente monoteista di Gesù, con Mitra che muore a 33 anni come Gesù e come lo stesso Alessandro. E come il nimbo, l'aureola, quel sottile filetto circolare generalmente d'oro, da noi conosciuto perchè posto di solito intorno alla testa di santi, che si ritrova sia nelle decorazioni mitraiche sia nell’est più profondo. E’ il magico punto d’incontro di tutte queste diramazioni diventa il Gandhara dove la lingua greco-ellenistica diede forma anche al Buddha. Il giogo culturale di quell’epoca diventa poi talmente contaminante che influisce anche su chi non era caduto sotto il giogo alessandrino. Come Petra, la città dei Nabatei, i grandi trasportatori autonomi dell’antichità, carovanieri che inventarono gli headquarters della loro ricca attività in un luogo unico.

Da un’incredibile gola lunga alcuni km si accede così alla più inattesa e alla più spettacolare delle necropoli del mondo. Facciate incredibili e romantiche dal forte sapore ellenistico ma nel contempo sostenute da curiose forze babilonesi. Costruzioni, portali, templi, teatri dove si possono scorgere in felice coabitazione vari elementi egiziani o siriani, forti testimonianze greche e poi, finalmente, cospicui interventi  romani, risalenti questi al tempo in cui Roma non era più periferia del mondo ma ne era inesorabilmente diventata il centro. E come accade da sempre il centro per essere davvero tale ha bisogno di manifestarsi anche nella sua periferia.

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