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Rembrandt vs Rubens

in onda domenica 1° luglio 2012 alle 13.25

Durante l’estate Raitre ripropone alcune delle puntate più significative dell’ormai decennale e prestigioso ciclo di Passepartout di e con Philippe Daverio. L’appuntamento di domenica 1° luglio si apre con Philippe Daverio che con in mano il romanzo “Don Chisciotte della Mancia”, si domanda se questo libro narri la storia di una questione esistenziale picaresca o se sia il profilo dell’intera Spagna che per 80 anni ha tentato di abbattere i mulini a vento degli olandesi.

Un viaggio effettuato questa volta alla scoperta di quel mondo culturale dell’Olanda del 600, che ha generato alcuni artisti di grandissimo spessore. Rubens, Rembrandt e Veermer, tre artisti per tre generazioni in successione, che esplicano alla perfezione le turbolente vicende storiche dei Paesi Bassi di quegli anni. Vicende storiche che hanno il loro preambolo nella divisione del regno di Carlo V del 1556, che assegna a Filippo II il dominio sulle Fiandre. Proprio Filippo II incarica nel 1568 un poderoso esercito condotto dal Duca d’Alba di reprimere il dilagare in questi territori della religione protestante. Ne scaturì una lunga guerra civile, durata circa 80 anni, risolta nel 1648, con la divisione delle Fiandre in quelli che sono gli attuali stati del Belgio e dell’Olanda.

Ad un sud, quindi, tendenzialmente ispanico, quindi cattolico e aristocratico si contrapponeva un nord calvinista, interprete di una ricca severa borghesia mercantile. Per raccontare questa contrapposizioni di mondi, così vicini, così lontani, Daverio e la troupe di Passepartout compiono così l’ennesima sortita all’estero, in Olanda, visitando il Rijksmuseum di Amsterdam, il Mauritshuis Museum a L’Aia, ed anche in Germania, all’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera e allo Städelmuseum di Francoforte, dove è in corso la mostra “Rembrandt Rembrandt”.

La traccia del racconto di questa puntata propone quindi un confronto tra i 2 grandi maestri del Seicento fiammingo, Rubens e Rembrandt, cercando le loro affinità e divergenze, ed i rispettivi mondi ideali, economici, culturali e religiosi di riferimento. Rubens e Rembrandt, due eredi delle medesime radici, le cui vicende rappresentano alla perfezione lo scontro tra le loro diverse culture religiose, l’una cattolica, l’altra calvinista.

Ed al tripudio di carni, connesso per molti versi sia all’iconografia del mondo latino, quindi Italia e Spagna, sia alle esasperazioni allucinate di un illustre progenitore quale Hieronymus Bosh, che caratterizza la maniera di Rubens, si contrappone la rappresentazione di una florida borghesia vestita tutta di nero, proposta da Rembrandt, dove tutto diventa materia ed umanità, anche in presenza di una certa dose di visionarietà. Un confronto che segna anche le vicende delle loro città di provenienza, Anversa per Rubens e Amsterdam per Rembrandt, dove al declino della prima si oppone la contemporanea ascesa della seconda. Daverio propone la risoluzione del confronto con la presentazione di un altro grande maestro dell’arte olandese del Seicento, Vermeer, che è forse la sintesi e la conclusione dell’opposizione Rembrandt-Rubens, attraverso la piena ripresa di quel senso cristallino della tradizione fiamminga.


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