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Il salotto assassinato

in onda domenica 30 giugno 2013 alle 13:25

Passepartout dedica questa puntata al tema dell’olocausto. Un’indagine condotta seguendo il filo tracciato da scritti, documentazioni, opere artistiche. Una modalità forse di minore impatto emotivo rispetto alle immagini di repertorio dei campi di sterminio che hanno aiutato a documentare questa tragedia, ma altrettanto autorevole per efficacia di racconto, in quanto si propone di descrivere da vicino le vicende di alcune famiglie che risulteranno tutte coinvolte nello stesso triste destino.

Si comincia dall’Archivio di Stato di Milano. Consultando il fascicolo dedicato alla famiglia Reinach, emergono documenti in cui sullo sfondo del rigido linguaggio da protocollo burocratico si manifestano delazioni di amministratori di case, colleghi di lavoro, denunce varie, fino al tragico epilogo della deportazione ad Auschwitz di tutto il nucleo familiare perché di origine ebraica. Tra i beni in possesso dei Reinach, alcuni furono confiscati e altri venduti in fretta e furia. Come la loro villa a Lanzo d’Intelvi, un curioso luogo di frontiera tra Lombardia e Canton Ticino, che nella belle epoque post-unitaria divenne luogo di villeggiatura privilegiata per i lombardi che fuggivano il caldo e non amavano l’umidità dei laghi, ponendosi come un vero e  proprio campionario del gusto liberty del tempo.

La storia dei Reinach si intreccia con quella di un’altra famiglia, anche questa di radice ebraica, i Camondo, che giunta in Francia a metà ‘800 dalla Turchia divenne ben presto protagonista e animatrice della borghesia parigina, attraverso la vivacità del circolo intellettuale che gravitava nel loro salotto e una profonda passione per il collezionismo d’arte.

Gli intensi rapporti con gli ambienti culturali più avanzati sono documentati anche da un celebre quadro di Renoir che ritrae la moglie da fanciulla di Moise de Camondo, che campeggia accanto ad altre opere di Van Gogh, Cezanne, Monet, nel prestigioso inventario di capolavori della Collezione Bürhrle di Zurigo. Lo stesso Moise de Camondo ebbe l’idea di trasformare la sua casa in un museo, il Musée Nissim de Camondo, in onore del figlio caduto durante la I guerra mondiale. Questa casa museo è una testimonianza della ricchezza intellettuale e del gusto artistico che avvolgeva la vita della famiglia. Una targa, all’uscita del museo, ricorda il sacrificio dell’ultima dei Camondo, Beatrice, che nel 1944 perse la vita ad Aushwitz.

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