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Note di Regia

di Fabrizio Costa

"Per favore potrei avere il dvd del film? Lo voglio far vedere a mio figlio. Ha diciotto anni e ha appena preso la patente". Queste parole danno il senso al film e sono pronunciate da un tecnico che ha collaborato alla realizzazione de "La vita che corre". È per sentirsi dire una frase come questa che abbiamo realizzato questa miniserie. Quasi una conferma al raggiungimento dello scopo. Raccontare un fenomeno tanto tipico quanto tragico della nostra contemporaneità: i tragici incidenti stradali di ragazzi appena adolescenti nei noiosi fine settimana.

Tanti, troppi ragazzi “ci lasciano la pelle” e noi abbiamo voluto raccontare questa storia. Non eravamo così, ora lo siamo... ora siamo tante cose che non eravamo, nel bene e nel male. Noi non eravamo un paese di adolescenti dediti all’alcool. Tempo fa, quando eravamo noi ragazzi ogni tanto ci ubriacavamo per prendere coraggio e dichiararci alle ragazze, ma ora siamo diventati alcolisti sistematici. E anche le ragazze ora si “fanno” di alcool per poter essere più forti e spregiudicate. È un gioco da adolescenti certo, ma si paga spesso con un prezzo sproporzionato. Ora noi siamo genitori e assistiamo alla morte dei figli, del bene più prezioso. Questa morte sconvolge la vita di padri e di madri. E poi i danni provocati agli altri... Resta, nel migliore dei casi, la consapevolezza di aver frainteso l’amore, di essere stati tragicamente accondiscendenti, rinunciatari nel convincere i nostri ragazzi della nostra stima, del nostro affetto, dell’amore per quello che sanno fare. Più facile dire di non capirli: il padre del nostro film “assolve” i ragazzi e assolve se stesso, lui insegnante di liceo, perché “sono senza speranza”. Ma la morte del figlio lo costringerà a capire che solo loro, i ragazzi, possono essere la nostra speranza.

Con un tema così forte come non aderire a questo progetto, magnificamente nato nel cuore del “servizio pubblico”? Abbiamo raccontato cose vere in modo vero. Abbiamo raccontato un’Italia che esiste, che è nuova: anni fa non ce la aspettavamo ma ora c’è. Un attimo e tutto cambia. Vittime e carnefici fanno parte dello stesso gioco che spiazza loro stessi: si diventa invalidi a vita e ci si ribella al destino crudele, ma tant’è, succede. E succede davvero! E per un caso da poco. E questo “succede davvero tutti i giorni”, come ci avvertono gli agenti della Polizia Stradale, credo sia il valore del film. È dai ragazzi che l’Italia deve ripartire, ma questi non devono morire in una curva un fine settimana. Questa storia vorrebbe far capire che se quella curva viene percorsa fino alla fine, dall’altra parte c’è un grande orizzonte verso il quale la vita continuerà a correre.

Fabrizio Costa

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