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Epistolari: lettera di Gian Francesco Malipiero al critico Giuseppe Pugliese

in onda martedì 1° settembre alle ore 20,00

Epistolari: lettera di Gian Francesco Malipiero al critico Giuseppe Pugliese Asolo, settembre 1971

Caro Pugliese,
ella mi chiede di parlarle di Igor Stravinskij, ebbene dovrei risponderle con un rifiuto, ché i ricordi quanto mai confusi e contraddittori non sono incoraggianti.
A Parigi, quasi alla vigilia della prima guerra mondiale (1913), trascorsi alcune settimane di desolante solitudine, senonché un giorno, sul Boulevard des Italiens, mi accorsi di due individui che si salutarono togliendosi il cappello; da quel momento non mi sentii più solo, ché subito Alfredo Casella mi tese la mano molto spontaneamente, quasi mi aspettasse.
Dovrei raccontare sempre le stesse cose, cioè che per merito di Alfredo Casella feci la conoscenza di tutti i compositori francesi operanti sulla piazza e devo ringraziare ancora una volta il buon Alfredo se ho rinviato di qualche giorno la partenza da Parigi, per assistere alla mai dimenticata prima rappresentazione del Sacre du printemps. Inutile ch'io ripeta l'importanza che ebbe per me questa primizia: mi confermò cioè che nel deserto veneziano io avevo scelto la giusta via. Non so se allora io abbia dato la stessa importanza che dò oggi a questo mio primo contatto con l'opera di Stravinskij non ancora sradicato dalla sua terra, certo che ritornai a Venezia senza più dubitare sulla mia attività di musicista liberato da ogni borghesismo [...]

In realtà il vero incontro con Stravinskij ebbe luogo nel 1920 a Morges, trarnite il nostro comune editore J.W. Chester e da quel momento si può dire, nonostante le montagne e gli oceani che a poco a poco ci allontanavano, abbia avuto inizio la nostra amicizia.
Gli incontri, non furono frequenti, ma nemmeno sterili, però la situazione politica ci divise ed è logico che, vivendo a Venezia con una guerra in vista, io non abbia indovinato quello che sarebbe stato il divenire di Stravinskij a Hollywood e soltanto ora m'accorgo d'essermi interessato e spesso preoccupato delle sorprendenti impennate di colui che si ribellò al Diaghilev non appena s'accorse di non potergli più obbedire. Oggi Igor Stravinskij gli riposa vicino e il perdono sarà reciproco.
La prova che esisteva fra di noi una simpatia che, se le circostanze non ci avessero diviso, avrebbe potuto rivelarsi concretamente, è il fatto che per una ragione o per l'altra siamo rimasti sempre in corrispondenza. Proprio oggi ho ritrovato una copia del Monumentum pro Gesualdo di Venosa con la sua dedica.


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