È una delle grandi regine della lirica, festeggia quest'anno i 50 anni di carriera e volentieri le dedichiamo questo spazio; il soprano bulgaro Raina Kabaivanska trascorre la sua gioventù a Sofia dove studia in Conservatorio, suona il pianoforte, canta accompagnandosi alla fisarmonica; il debutto operistico risale al 1957, quando è Tatiana nell'"Evgenij Oneghin".

Nel 1958 grazie ad una borsa di studio e alla sua testardaggine (la destinazione originaria era il Bolshoi di Mosca) Raina viene in Italia per perfezionarsi; qui canta in piccoli teatri finché conosce a Milano il regista Mario Frigerio e i direttori Gianandrea Gavazzeni ed Antonino Votto, che favoriranno il suo debutto alla Scala, avvenuto nel 1961.

La carriera di Raina Kabaivanska nel corso degli anni '60 ha i suoi punti fermi nelle stagioni alla Scala e al Metropolitan; in seguito però le sue interpretazioni di Adriana Lecouvreur, Tosca, Francesca da Rimini, Madama Butterfly fanno il giro del mondo, proponendo in particolare - dopo il fenomeno Callas e la sua rivalutazione dell'800 belcantistico - il repertorio tardo ottocentesco e del primo '900.

Nell'ascoltare la Kabaivanska viene spontaneo notare che non è la brillantezza dell'intonazione o la bellezza intrinseca della sua pasta vocale che affascinano maggiormente, ma la sincerità profonda che traspare dai suoi accenti, lo stile nobile e sobrio del suo canto, il suo essere grande interprete prima di tutto.

Come bene è stato scritto "La voce di Raina, considerata in sé e per sé, come puro materiale sonoro, come strumento generico, è come se non esistesse... (essa) non accetta di essere definita se non associata a un personaggio ben individuato, sia esso Tosca, Cio-Cio-San, Adriana... perché è una voce di volta in volta diversa. Secondo Wagner... questa è la sola lode alla quale un'attrice-cantante dovrebbe aspirare".

Raina Kabaivanska è per noi una musicista, attrice, interprete, oltre che una voce - peraltro quantomai versatile; la presenza scenica e l'accuratezza della dizione colpiscono quanto il suono, e si rivelano elementi preziosissimi in un ambito come quello del teatro lirico, dove pericoli come il divismo esasperato o il disinteresse drammaturgico sono sempre in agguato.

Raina Kabaivanska non disdegna l'attività cameristica, con particolare attenzione per il repertorio slavo - inclusi autori russi come Mussorgsky, Prokofiev e Shostakovitch; ammirevole poi il suo interesse per l'opera del Novecento (Strauss, Janacek, Britten, Poulenc, Weill), in cui il canto non è più governato dagli stilemi tecnici ed interpretativi propri della tradizione, un'opera in cui alla voce vengono richieste prestazioni differenziate, talvolta contrarie alla tradizione stessa (invero già il tono di declamazione che la cantante adopera in Adriana o Violetta fa presagire la libertà ed intensità interpretativa della sua recitazione che coinvolge il linguaggio parlato o, all'occorrenza, gridato).

La capacità di vivere l'oggi culturale e di parteciparvi attivamente porta la Kabaivanska verso l'insegnamento, che dal 1992 si concretizza in seguitissime master-classes, oltre che all'interno di istituzioni culturali come l'Accademia Chigiana di Siena, la Nuova Università Bulgara (nella quale ha istituito un Fondo col suo nome che assegna borse di studio a giovani artisti) o l'Accademia Musicale di Modena (i cui tra i nomi dei fondatori oltre a quello della cantante bulgara ci sono quelli di Magiera, Freni, Pavarotti).

Gli ascolti proposti offrono un'ampia carrellata delle grandi interpretazioni di Raina Kabaivanska da opere di Spontini, Rossini, Verdi, Cilea Puccini; alla cantante, che ha recentemente ricevuto 8 minuti di applausi per il suo addio teatrale a Tosca, auguriamo ancora ore e ore di applausi, anche se inespressi, da noi ascoltatori.

Raina Kabaivanska - The Official Site

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