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Via Francigena, 5 maggio 2012 da Cori a Sezze

La vasta pianura che si scorge dalle alture di Cori, oltre la quale c'è il mare punteggiato dalle isole laziali, fino agli anni '30 era luogo impraticabile e malsano. Malaria e briganti resistettero per secoli a papi e regnanti, ma fu qui che il fascismo, basandosi su progetti leonardeschi, realizzò una delle sue opere più meritorie: il prosciugamento definitivo dell'Agro pontino, con la conquista di ampie zone agricole e la fondazione di nuovi insediamenti (come Littoria, divenuta in seguito Latina). Per i pellegrini della tradizione malauguratamente tutto ciò non esisteva, e il lungo cammino che conduce a Sezze tutto quel ben di dio di comodità si accontenta di contemplarlo prudentemente dall'alto.

Oltre ai già lodati carciofi sono presenti ovunque nel Lazio in questo periodo i baccelli, ovvero i frutti della fava, legume di cui si usa sgranocchiare i semi crudi accompagnati da pecorino romano. Difficile a credersi, ma pare che al solo vederli talune persone, soggette al cosiddetto 'favismo', possano cadere preda di convulsioni. Per questo la legge prescrive che apposito cartello avverta se in un determinato locale "vi è esposizione di fave".

 

Cori, partenza da Cori


 

Cavalli e papaveri lungo il cammino


 

guardando Sermoneta, luogo di sosta dei nostri pellegrini


 

Sezze, il duomo. Fave


La Via Francigena da Roma a Gerusalemme, ascolta il programma radiofonico internazionale di Radio Rai

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