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Riforma 6: NO A ROMA CAPITALE, SI' ALLA CAPITALE ITINERANTE

Adozione di iniziative indirizzate alla selezione di più città Capitale

Roma, lo dicono le cronache di questi mesi, ha fallito il suo compito. Forse
le è stato chiesto troppo. Non sa badare a se stessa, difficilmente può 
costituire il faro di riferimento del paese.
Noi che amiamo Roma diciamo: “lasciamo respirare la città, liberiamola 
dal gravame costituito da un'eccesso di responsabilità e permettiamole di 
riprendersi con calma, con o senza il sindaco Marino”. 



Il primo passo di questo processo deve essere costituito dall'abrogazione 
dell'articolo 114, comma terzo della Costituzione che recita: “Roma è la 
capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo 
ordinamento.

Il che comporta l'immediata decadenza dell'articolo 24 della legge 42/2009 
ovvero 
(Ordinamento transitorio di Roma capitale ai sensi dell'articolo 114, 
terzo comma, della Costituzione), la legge che istituisce Roma Capitale.

Per deresponsabilizzare la città Roma, e permetterle così di riprendersi con 
calma come si farebbe con un convalescente e impedirle, al tempo stesso, 
di recare ulteriore danno al Paese però occorre intervenire sugli elementi 
che di fatto costituiscono la giustificazione dell'esistenza stessa di una città 
capitale: la sede del Capo dello Stato, la sede degli organi di governo, la 
sede degli organi legislativi, la sede delle rappresentanze diplomatiche.

Si potrebbe in prima istanza di affidare questo ruolo ad altre città: Milano 
però è già stata fatta oggetto di un'altra riforma che prevede che sia la sede 
di Expo Permanente (dove eventualmente potranno stabilirsi alcune delle 
sedi diplomatiche straniere), Napoli ha molti altri problemi da affrontare 
prioritariamente; Torino, capitale storica, è ancora alle prese con la 
minicrisi successiva al boom delle Olimpiadi 2006, mentre la scelta di 
Firenze, l'altra capitale storica, creerebbe troppe polemiche essendo anche 
la città dell'attuale premier, mentre Venezia non ha ancora a disposizione il 
Mose e l'acqua alta potrebbe danneggiare le scarpe dei parlamentari.

La nostra proposta di legge prevede di rendere di rendere itineranti sul 
territorio questi istituiti anche in un'ottica di riduzione dei costi. 
Ad esempio, con l'attuale accessibilità di tutto il corpus giuridico e degli 
atti parlamentari in rete, non ha più senso che il parlamento debba riunirsi 
sempre negli stessi palazzi, in particolare Montecitorio e  Palazzo Madama 
(finché ci sarà ancora un Senato della Repubblica). Se un albergatore di 
Crotone o di Cremona mettesse a disposizione una sala congressi da 
settecento posti a costi ragionevoli per qualche mese, quella potrebbe 
diventare la sede del Parlamento, fino a che un altro soggetto, pubblico o 
privato, non proponesse una location migliore.

In questo modo si otterrebbe anche una maggiore presenza e diffusione 
delle istituzioni sul territorio che si troverebbero a contatto con un più alto 
numero di realtà locali, evitando di rimanere chiuse nella torre d'avorio 
capitolina, così attaccabile da bassi interessi e malaffare. 

I parlamentari dovrebbero viaggiare di più? Niente affatto. Già adesso il 
giovedì o, i più volenterosi il venerdì se ne tornano a casa fino a martedì. 
Invece di viaggiare verso Roma viaggeranno verso Pesaro o verso Sassari. 
Anche il Capo dello Stato potrà riprendere la nobilissima e antichissima 
tradizione della corte itinerante come ai tempi dell'Imperatore Federico II, 
conoscendo meglio il paese che si trova a guidare.

Infine non dimentichiamo che già ora alcuni paesi hanno già ora più di una 
capitale, il Sudafrica addirittura 3, l'Italia potrebbe averne potenzialmente 
oltre 8.000, quanti sono i comuni italiani. Molte capitali, nessuna capitale, 
tutte capitali.

Diciamo insieme: No a Roma Capitale, sì alla capitale itinerante.
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