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L'eterna armonia: Frédéric Chopin (1810 - 1849)

in onda venerdì 19 febbraio alle ore 20,00

L'eterna armonia: Frédéric Chopin (1810 - 1849)Dopo la loro comparsa, i 12 Studi per pianoforte op. 10 vennero definiti dal critico musicale Ludwig Rellstab "ottimi esercizi per chi ha le dita storte e vuole raddrizzarle, consigliando coloro che hanno dita ben diritte di non suonarli se non hanno sottomano un chirurgo".

Sicuramente Rellstab conosceva gli studi codificati all'inizio dell'ottocento da Clementi, Czerny, Kummel o Kalkbrenner, i cui postulati fondamentali erano l'uguaglianza delle dita e l'azione limitata alle dita e alla mano. Chopin, che rifiuta tali assunti, inventa con la raccolta di studi op. 10 e op. 25 una nuova tecnica, che per il pianoforte significa una definitiva acquisizione, fino ad oggi ritenuti un esempio unico ed insuperato.

Di questi brani non è facile risalire al periodo di composizione, anche se si è concordi nel ritenere gli anni che vanno dal 1829 al 1832 quelli più probabili; gli studi furono pubblicati da Schlesinger a Parigi nel 1833 assieme al Concerto n. 1 op. 11.

Gli Studi sembrano essere inseriti senza un criterio preciso. I primi sei e gli ultimi quattro sono ordinati a coppie (a ciascun brano maggiore ne segue uno nella tonalità relativa minore); ma tale rapporto cade tre il settimo (in do maggiore) e l'ottavo (in fa maggiore e non in la minore).

Escluso il n. 3 in mi maggiore con struttura tripartita, tutti gli altri seguono uno schema basato su una unica idea ripetuta su diversi gradi della scala, o trasposta in altre tonalità. Accanto a studi ove la destra esegue rapide figure arpeggiate (è il caso dello studio n. 1 in do maggiore), ve ne sono alcuni di agilità, come il n. 5 in sol bemolle maggiore o il n. 9 in fa minore, quest'ultimo scritto con lo scopo di migliorare oltre all'agilità anche l'estensione della mano sinistra. Il sesto della raccolta, quello in mi bemolle minore, è un brano elegiaco nel quale una scrittura polifonica mira all'indipendenza delle due mani.

Senza ombra di dubbio il più famoso dei dodici studi è l'ultimo, in do minore, noto con il titolo (apocrifo) di "Rivoluzionario" o "La caduta di Varsavia". Una tradizione vuole che Chopin l'abbia composto dopo aver appreso la notizia del fallimento dell'insurrezione polacca nel 1830-31 contro i russi. E' un brano il cui titolo - Allegro con fuoco - suggerisce il suo carattere pieno di pathos, violento, non arrendevole o remissivo, ma combattivo e battagliero.

I 12 Studi op. 10 sono dedicati a Franz Liszt, di cui Chopin ammirava più che il compositore, il virtuoso dall'energia inesauribile.

I 3 Notturni per pianoforte op. 15 furono composti tra il 1830 e il 1833, anche se la datazione è alquanto approssimativa. I notturni sono nelle tonalità di fa maggiore, fa diesis maggiore, sol minore, tutti e tre a distanza di un semitono l'uno dall'altro.
Il più celebre dei tre è il secondo, quello in fa diesis maggiore, che per il Cortot sembra nato dagli incanti del crepuscolo. Ad un ascolto attento, la somiglianza con la seconda idea dell'Ouverture del Coriolano di Beethoven è lampante.

Il più interessante dal punto di vista formale è però il n. 3, per la presenza di una progressione cromatica che collega la prima alla seconda sezione. Quest'ultima è un corale a quattro parti, vagamente modale, ripetuto con successive sottrazioni di note, interrotto da un richiamo in ottava che ricorda degli squilli di tromba.

Frédéric Chopin (Wikipedia)

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