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Carboni Luca

Biografia

Luca Carboni nasce a Bologna il 12 ottobre 1962, quarto di cinque figli. Si avvicina alla musica a 6 anni perché il papà vuole che tutti i figli imparino a suonare il pianoforte, almeno per il periodo delle scuole elementari.


1976: All’età di 13 anni Luca lascia il pianoforte per la chitarra e a 14 anni con alcuni amici del suo quartiere fonda il gruppo Teobaldi Rock. Le prime prove del gruppo avvengono nella parrocchia, che in realtà è uno stabile prefabbricato che ha come pavimentazione il fondo stradale con tanto di strisce pedonali. Il basso, l’organo, una chitarra elettrica, l’amplificatore e il microfono sono della parrocchia, a cui si aggiunge un rullante e un charleston del batterista, e l’acustica amplificata che suona Luca. Il chiodo fisso di Luca è fare proprie canzoni e non cover, così comincia a comporre. Lo stabile prefabbricato non trattiene il suono, e dai palazzi vicini arrivano lamentele al parroco, così i Teobaldi Rock trovano nella cantina del cantante (Luca suona la chitarra e compone) la loro sede definitiva e cominciano a provare regolarmente due sere alla settimana. L’anno dopo comincia i primi concerti con altri gruppi bolognesi negli spazi che la città offre ai giovani gruppi musicali: teatri parrocchiali e centri di quartiere. Sono gli anni del Punk e poi della New Wave, e Bologna è in un momento di grande tensione politica, artistica e soprattutto musicale, quest’ultima si concretizzerà con il grande concerto “Bologna Rock ‘80″ delle band underground bolognesi al palazzo dello sport.
1979: Luca sente l’esigenza di andare oltre i concerti Bolognesi e spinge il gruppo a diradare i concerti per concentrarsi nella realizzazionze di registrazioni che diano la possibilità di produrre dischi. Così realizzano i primi demotape i quali portano la band a trovare una piccola produzione che permette loro di realizzare un 45 giri con due canzoni. Hanno, però a disposizione solo un giorno per registrare cantare e mixare. Ne esce un 45 giri con “Odore d’inverno” e “L.N.” di pessima qualità sonora, che viene distribuito solo a livello Bolognese… ma il sogno di realizzare un disco si è avverato! Luca è convinto che la musica è il suo futuro, lascia la scuola (l’istituto tecnico agrario) e va a fare il commesso in un negozio di scarpe, convinto che l’indipendenza economica gli permetterà di comprare strumenti ed essere più a disposizione del gruppo musicale. Il gruppo riesce a trovare una nuova produzione per un nuovo 45 giri ma prima che si realizzi il gruppo si scioglie anche per la scelta di alcuni componenti di dedicarsi esclusivamente agli studi universitari.
1982: Bologna fortunatamente è una città viva musicalmente non solo a livello underground ci sono artisti come Guccini, Claudio Lolli, è il momento del grande successo di Dalla e poi di Vasco Rossi, ci sono studi di registrazione come la “Fonoprint”, può dare quindi, opportunità e possibilità di incontri nel mondo musicale. Luca infatti lascia alcuni suoi testi all’osteria “da Vito” popolare ritrovo di cantautori, artisti e studenti universitari e così Lucio Dalla e gli Stadio dopo averli letti gli propongono di scrivere un testo per il primo album che stanno registrando proprio in quei giorni negli studi “Fonoprint”. Nasce cosi “Navigando Controvento” canzone contenuta nel primo album degli Stadio.
1984: Sciolti i Teobaldi Rock, Luca si convince di cantare le cose che scrive e nel giro di due anni scrive e realizza un demotape che gli permette di fare un contratto con la RCA, con quelle che saranno poi le canzoni dell’ album di esordio “Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” registrato a Bologna alla “Fonoprint” nel 1983 e che uscirà però solo a marzo del 1984. Alla realizzazione del disco partecipano anche personaggi come Ron e gli Stadio, in particolare Gaetano Curreri tastierista e co-produttore del disco. Canzoni destinate ad entrare in un repertorio di assoluto successo, alcune sono amare e delicate e si fanno apprezzare per la qualità della vena narrativa altre, come “Ci stiamo sbagliando”, rivelano in Luca Carboni molto di più di una personalità semplicemente interessante: la capacità rara di farsi interprete naturale dei pensieri e dei dubbi di una generazione. L’album raggiunge l’obiettivo: i giovani ne restano affascinati, colgono forse in quelle canzoni uno specchio del loro mondo interiore, e le sottili tracce di ottimismo di cui sono alla ricerca. Dell’album si vendono più di trentamila copie, e quasi cinquantamila copie del singolo “Ci stiamo sbagliando”. La critica musicale per quanto stenti ad inquadrare il personaggio, gli riconosce un indiscusso carisma ed un potenziale artistico da seguire nei suoi sviluppi con estrema attenzione.
1985: Il suo secondo LP, “Forever”, esce puntuale ad un anno di distanza. Contiene canzoni leggere ma allo stesso tempo riflessive ed ironiche, lontane sia dal pop superficiale, sia dal retaggio ideologico della “vecchia” (a questo punto) canzone cantautorale. Canzoni come “Sexy” e “Solarium” riflettono e raccontano con ironia gli anni ‘80, il nuovo mondo dell’immagine, della tecnologia e dell’informatica. In “Forever” c’è un punto di vista nuovo, inedito, di chi è consapevole di fare parte di un nuovo tempo, di una nuova generazione (Luca ha ora ventitre anni) e di essere tra i primi che la vivono e la cantano (è come se per Luca e i suoi coetanei il muro di Berlino fosse già caduto) cercandone anche il lato positivo (“Sarà un uomo”), la voglia di scoprire un nuovo romanticismo (“Sugo”, “Le nostre parole”). Arrangiamenti modernissimi che non soffocano, anzi sottolineano la semplicità di questo nuovo linguaggio mimale, i testi sembrano davvero semplici conversazioni reali tra coetanei. L’album, facile e difficile allo stesso tempo, supera comunque le settantamila copie vendute, segno che Luca e i suoi coetanei si capiscono.
1987: La gestazione del terzo album è più lunga del previsto. Il successo per quanto non abbia ancora un aspetto massiccio, è entrato inaspettato nella vita del timido artista bolognese, e ne ha sconvolto inevitabilmente ritmi ed abitudini. E’ più difficile trovare la quiete, la solitudine di cui ha bisogno, cerca di prendere tempo e passa attraverso una inevitabile crisi di crescita. In questo periodo l’aiuta anche la scoperta della pittura. Gli occorrono due anni prima che il nuovo album, che intitolerà semplicemente “Luca Carboni” veda la luce. “Silvia lo sai”, la canzone scelta come “primo singolo”, canzone tenera e crudele, dove l’amore adolescenziale e l’amicizia si dissolvono nelle trappole della droga, diventa qualcosa di simile ad un inno generazionale, una canzone-simbolo. Ma poi l’album svela, a sorpresa, anche un’altra canzone-simbolo che colpisce ancora più in profondità, e arriva dritto al cuore dei settecentomila ragazzi e ragazze che si portano a casa questo album: “Farfallina”. Questa è una canzone in cui il nuovo linguaggio di Luca Carboni diventa ispirato e preciso, “trasgressivamente” romantico, semplice, leggero e diretto, rispetto alla canzone d’autore tradizionale, e colpisce per l’uso dei “diminutivi”, per il grido “…Ho bisogno di affetto!” , per l’arrangiamento scarnissimo (batteria e tappeto senza il basso). E’ un album decisamente più “dolce” del precedente “Forever”, ma viene sempre fuori la vena ironica soprattutto in canzoni come “Caro Gesù” (…fammi entrare nel business…), “Continuate così” (…uccellini a cinguettare, io non vi maledico, anche se è presto e mi svegliate…), “Lungomare” (…il pescatore Giorgio…si orienta con le insegne degli hotel…), addirittura anche nella dolce e romantica “Vieni a vivere con me” (…potremmo studiare il modo di vivere senza lavorare…). “Luca Carboni” non manca poi di canzoni più intimiste come “Gli autobus di notte” e “Chicchi di Grano” che chiude l’intero album. La stampa parla ormai di “fenomeno”, a Carboni si dedicano copertine, articoli, ma anche analisi dalle conclusioni spesso tutt’altro che entusiasmanti. Fatica molto la critica ufficiale a capire e ad immedesimarsi nel linguaggio e nei sentimenti delle nuove generazioni, è spiazzata dalla mancanza della visione ideologica, senza la quale non ha più gli elementi per giudicare, per distinguere il bene e il male, il positivo e il negativo, e pur intuendo qualcosa, è tentata di minimizzare il tutto facendo passare Carboni per un malinconico “sex simbol” che canta “canzonette” per ragazzine e ragazzini di una generazione confusa, individualista, che rinnega superficialmente tutta una serie di valori. Il nesso tra il mondo musicale e poetico del cantautore bolognese (non sempre facile e non sempre accessibile a tutti) e la popolarità incredibile che lo accompagna ai concerti, risulta di difficile soluzione anche per i critici più navigati. L’album resta in testa alle classifiche per cinque mesi ininterrottamente, ed il lunghissimo tour conferma la nascita di una “star”.
1989: Carboni rifiuta l’immagine della “star”, e appena conosciuto il grande successo, si “prende” altri due anni, riflette e lavora ad un album che non ricalchi il precedente, sente l’esigenza di realizzare un album “trasgressivo” anche nei confronti del suo “successo”, un album più intimo nei testi e più acustico musicalmente, più riflessivo. Nasce così “Persone Silenziose” che è a livello Italiano un album sonoricamente atipico con canzoni più essenziali, più spartane. Ma c’è sempre molta dolcezza, ed a sorpresa anche più concessioni alla “poesia”, addirittura la canzone “I ragazzi che si amano” prende spunto da una vera poesia di Prèvert. “Primavera” è la canzone che apre l’album, quasi un tango appena accennato, struggente, moderno e antico nello stesso tempo, come il testo che passa continuamente dal passato al futuro, dal bambino all’adulto. “Te che non so chi sei” svela i dubbi, le incertezze e la fragilità, la paura di non cambiare più se stessi, ed è il “primo singolo” scelto per questo album. Le chitarre di Bruno Mariani (co-produttore dell’album) accompagnano e si alternano alla voce di Luca, che a tratti diventa più graffiante e “cattiva” mentre racconta di chi (apparentemente) non conta, non ha potere, non sta nella “stanza dei bottoni”, a tutti i livelli: le “Persone silenziose” appunto. Il coraggio e l’onestà di Luca Carboni saranno premiati da un successo enorme nelle vendite e da un’accoglienza clamorosa nei concerti di un tour molto particolare, un “concept tour” con un progetto e una scenografia molto elaborata, un concerto che è quasi un “clip” di due ore, che gira i teatri di tutte le principali città italiane. Cinquecentomila copie vendute di questo bellissimo e difficile album, arrivano nonostante la scelta di una certa “silenziosità” di Luca nel darsi promozionalmente e televisivamente
1992: Ormai l’artista bolognese sente evidentemente che “prendere” tempo è fondamentale per la gestazione di un album, ci vogliono infatti altri due anni perché esca “Carboni”, il 10 gennaio del 1992. Lo slogan che accompagna la campagna di lancio: “Il primo disco del 1992!” va ben oltre la pura constatazione cronologica, infatti ad una settimana dall’uscita l’album è primo in classifica, ed inizia una escalation di vendita senza precedenti per la storia di Carboni. “Carboni” è un album realizzato in studio quasi totalmente da Carboni e Mauro Malavasi. Con Malavasi che è anche il produttore dell’album, Carboni inventa un sound nuovo leggero e minimale, …“Ci vuole un fisico bestiale” e “Mare Mare”, ma che si ritrova anche in canzoni come “Le storie d’amore”. Questo è l’album dove Carboni riesce con alto livello di ispirazione e continuità, in quello che sembra essere il suo obiettivo dall’inizio della sua carriera e cioè: dire cose profonde con semplicità, essenzialità e leggerezza, in una forma “POP”olare e nello stesso tempo originale per il suo “minimalismo”. Nasce con questo album un sound che “segna” il panorama pop italiano e di lì a poco non poche produzioni si rifaranno al sound di “Carboni”. Carboni fugge continuamente appena la sua musica rischia di diventare qualcosa di preciso e riconoscibile come “genere musicale”. Dice Carboni nelle interviste presentando questo album: “la cosa che non mi piace è il “razzismo” delle caste musicali, i problemi di immagine, di non contaminazione, di snobbismo che avviene tra queste caste… “. Questi discorsi si traducono in fatti quando Carboni propone a Lorenzo Cherubini (Jovanotti) di fare un tour insieme. Un tour di sette concerti che i due preparano con grande carica ed energia e che avrà uno straordinario successo a testimoniare come la gente non sia in realtà così chiusa in quegli schemi di cui Carboni parlava sopra.
1993: Chiuso il 1992, un’anno molto intenso che e’ volato via tra emozioni e incontri speciali, Luca sente il desiderio di fissare queste esperienze in un album particolare. Nasce il “Diario Carboni”: non un live in senso tradizionale, non un semplice misto “dal vivo con inediti”, non la pura rivisitazione e riproposta dei brani già conosciutissimi. A condurre subito il disco verso della classifica è “Faccio i conti con te”, brano inedito che parla dei rapporti con il nostro prossimo, anche quello multirazziale dell’imminente domani. Ma non sono certo seconde scelte “Il mio cuore fa ciock”, e “Vedo risorgere il sole” ancora con Jovanotti: le pagine più recenti di un volume che, giorno dopo giorno, con la discrezione che è propria del suo protagonista, è arrivato a raccontare i primi dieci anni di una straordinaria vicenda artistica.
1995: Il 12 ottobre 1995, giorno in cui Carboni compie trentatrè anni, esce “MONDO world welt monde”. Questo nuovo album in cui è accentuata la ricerca del minimale e dell’essenziale non è però realizzato come il precedente a “quattro mani”, anzi, la maggior parte delle canzoni sono registrate con la band che lo ha accompagnato dal vivo in questi anni (”battezzata” per l’occasione: “Inno N. band”). Il “lavorare” con la band porta ad una energia nuova ed a una scelta di suoni più scarna e più grezza, le canzoni realizzate in questo modo vengono registrate in diretta, con pochissimi reverberi ed effetti, come una registrazione di prove (la prima idea di Carboni è di titolare l’album “Demotape ‘95″). Ma l’album non ha solo una direzione, in realtà oltre ai brani realizzati in questo modo “acustico” come: “Inno Nazionale”, “Pregare per il mondo”, si alternano brani non “acustici” come “Ni na na”, “Non è”, “Batte il cuore”, e soprattutto “Virtuale”. Sembra essere un album che vive di contrari, di contraddizioni musicali, come se Carboni avesse voluto mettere due “album” in uno, due “mondi” in uno. E così anche questo rimane un album difficile da catalogare, da definire, è comunque sempre rigorosamente il “mondo” di Carboni, con i testi che hanno dolcezza ed ironia allo stesso tempo, riflessione e istinto impulsivo. Sono infatti le parole che decidono il titolo “MONDO world welt monde”, parole che parlano spesso di “globalità”, di “apertura”, di “disponibilità” verso gli altri e verso i grandi cambiamenti che stiamo già vivendo alle soglie del nuovo secolo e del nuovo millennio e che spingono Carboni a mettere nel CD simbolicamente anche le traduzioni in altre lingue. A febbraio, dopo più di tre mesi di preparazione e progettazione, “Mondo…” diventa “MondoTour 1996″ sette concerti nelle grandi città italiane, uno dei tour più belli, nuovi ed interessanti che si siano visti in Italia negli ultimi anni.
1998: E’ a marzo del 1998 che esce “Carovana” un album che Carboni presenta come “un viaggio intimo, di pensieri e stati d’animo… più che canzoni, appunti, ipotesi di canzoni”. L’album viene realizzato in un modo singolare, in casa col computer, un album “house”, senza la ricerca di un sound potente, ma al contrario, con l’obiettivo di fissare atmosfere, sensazioni, abbastanza rarefatte. A parte il singolo di apertura dal titolo “Le ragazze” che vive di una certa energia e di un certo ritmo, il resto dell’album, a partire dal brano che lo apre, “La Casa”, è sicuramente un percorso lento, ma intenso ed emozionante, nella ricerca di comunicare qualcosa di profondo e maturo, al di là delle mode e delle tendenze. Canzoni come “Colori”, “Ferite”, “Caldino”, “Occidente&Oriente”, sono talmente intime e profonde che sembrano sussurrate a chi sta ascoltando l’album. Non mancano però anche momenti più leggeri ed ironici: “Macedonia Polare” e “La Cravatta”. Il “Live” legato a questo album vede Carboni “partire” prima con la “Carovana di settembre”, una serie di concerti con una grande orchestra d’archi, sperimentale e spettacolare, poi con il “Carovana tour 1999″, che fa registrare una serie di tutto esaurito nei teatri italiani e che mantiene, dell’esperienza precedente, un quartetto di archi affiancato alla band.
1999: Arriva il 1999 anno molto particolare e importante per Luca, quasi che la copertina dell’album “Carovana” e la canzone “La Casa” fossero una premonizione, a maggio diventa papà. Era da un pò di tempo che la casa discografica chiedeva a Luca di realizzare un album antologico con i “singoli” estratti da tutti gli album e che ripercorresse i suoi quindici anni di musica. L’emozione e l’esperienza della paternità fa scrivere a Luca di getto due nuove canzoni “La mia ragazza” esplicitamente dedicata alla maternità e “Il tempo dell’amore”, che vengono registrate durante l’estate. Contento del risultato ed impaziente di pubblicarle sposa il progetto dell’album antologico inserendo questi due inediti e intitolando il lavoro “Il tempo dell’amore 1999-1984″, montando i brani con un ordine cronologico che va dal presente fino al 1984. L’album ottiene un grande successo di vendite, nonostante la scelta di non promuoverlo in Italia nè con la presenza nelle televisioni, nè con un tour. L’”Europe Tour 2000″ infatti parte a febbraio toccando solo la Svizzera, la Germania, e l’Austria per presentare l’album in questi paesi, in cui esce col titolo “Il tempo dell’amore … The Best Of …”. Luca presenta l’album alla stampa italiana ed europea con queste righe: …Intanto, debbo dire che è un pò strano ma nello stesso tempo affascinante ascoltare 15 anni in un’ora e diciotto minuti (questo è il tempo di durata di questo cd, praticamente la durata massima che può contenere questo supporto). Naturalmente io mi sono commosso quando l’ho ascoltato per la prima volta tutto intero, perchè oltre a sentire e rivivere le canzoni, ho sentito e rivissuto una parte importante ed enorme della mia vita. La cosa strana e particolare di un album/raccolta è che ti fa entrare ed uscire da un “mondo” all’altro, da un periodo all’altro, da una “epoca” all’altra. “Epoche” perchè, per esempio, quando ho realizzato i primi due album non esisteva il cd, mentre il mio terzo album fu uno dei primi in Italia registrati in digitale (e naturalmente uscì anche in cd). Questo mi fa riflettere su quante cose sono cambiate in questi 15 anni anche se mi sembrano passati in un attimo e mi sembra di avere ancora tutto da fare. E’ inevitabile mentre ascolti e segui il tuo percorso artistico, che ti venga di fare una specie di bilancio … ma sarebbe un discorso lungo e voglio risprmiarvi le mie considerazioni … ci tengo solo a dire una piccola cosa e cioè che io mi sono sempre sentito artisticamente un pò “ribelle” nel panorama della musica italiana, anche se magari pochi lo hanno notato o rilevato. Ribelle, in rapporto alle cose e alle tendenze che si vivevano e si sentivano nei periodi in cui ho realizzato i vari album, e ascoltando questa raccolta mi sembra di averne conferma, ma non voglio entrare in considerazioni di “critica misicale”… Ho accettato la proposta della BMG di pubblicare questa mia prima “raccolta” anche perchè avevo voglia e sentivo l’urgenza di metterci dentro due nuove canzoni scritte recentemente e sentivo l’urgenza” di realizzarle e pubblicarle prima ancora di prendermi il tempo di scrivere e realizzare un intero nuovo album. Queste nuove canzoni rappresentano un momento particolare della mia vita, soprattutto “LA MIA RAGAZZA” che è indubbiamente una canzone esplicitamente autobiografica, legata alla nascita di mio figlio, non per mettere in piazza la mia vita privata, ma semplicemente per raccontare qualcosa che è intimo e universale allo stesso tempo: l’emozione di scoprire la paternità attraverso la maternità. L’altra nuova canzone è “IL TEMPO DELL’AMORE” ed ha un titolo e un tema così “simbolico” che mi piaceva diventasse il titolo della raccolta per sottolineare questo momento. … Mi piacerebbe che qualcuno, almeno una volta, si prendesse un pò più di un’ora della sua vita, staccasse il telefono e si facesse questo viaggio, di 18 canzoni, senza fermarsi, attraverso 15 anni raccontati da un ragazzo di Bologna, che sta diventando grande. (Luca Carboni)
2001: Nel mese di ottobre esce il nuovo lavoro di Carboni intitolato semplicemente “Luca”, un album dai sapori essenziali. Il primo singolo estratto é “Mi ami davvero”.

[Si ringrazia Luca Carboni - Sito Ufficiale]

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