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Energie rinnovabili

L'attuale sistema energetico mondiale si regge sull'uso dei combustibili fossili: petrolio, carbone e gas naturale, nel mix energetico mondiale, pesano per oltre l'80%. Si tratta di risorse preziose ma limitate e assai inquinanti che la Terra ha custodito per decine o centinaia di milioni di anni e che l'uomo, nell'ultimo secolo, sta estraendo e utilizzando a ritmi assolutamente insostenibili. Il carbone è la fonte di energia più vecchia e più inquinante in assoluto. Più vecchia perché il suo utilizzo risale agli albori della rivoluzione industriale, circa 150 anni fa, più inquinante perché il carbone oggi rappresenta ben il 43% delle emissioni di CO2 provocate da combustibili. Ciò nonostante oltre il 27% dell’energia consumata a livello mondiale è ancora ricavata dal carbone. A dispetto della sua provata nocività sia per l’ambiente che per la salute, i paesi emergenti ne fanno ancora grande uso per alimentare la loro crescita economica: basti pensare alla Cina che divora quasi la metà della produzione di carbone mondiale (il 47%) e all’India che, pur assorbendone solo l’8%, ha visto crescere la domanda dell’80% dal 2000 al 2010.

La situazione italiana e le regioni alpine

In Italia esistono attualmente 13 centrali a carbone operative che contribuiscono alla produzione energetica elettrica nazionale per circa il 12%. Una percentuale che può sembrare piccola, ma che contribuisce per oltre 35 milioni di tonnellate di CO2 emessa in atmosfera ogni anno (dato 2009). Esistono progetti di costruzione di nuove centrali (es. Saline Joniche in Calabria) e di riconversione di vecchie centrali a olio combustibile (es. Porto Tolle) che, se portati a termine, farebbero salire di molto questi numeri. Progetti che hanno poco senso, visto che oggi la capacità di generazione elettrica italiana è quasi doppia rispetto al più alto picco di consumi mai registrato.
Il nostro Paese, l’estate 2012, ha conquistato la seconda posizione, dopo quella del 2003, tra le più calde dal 1800, con una anomalia di +2.3°C su scala nazionale sul trimestre giugno‐agosto con la conseguenza che, in ogni regione delle Alpi,  i ghiacciai sono da anni in continuo. È  necessario puntare ad un modello di sviluppo diverso, fondato sul risparmio, sull'efficienza energetica e sulle rinnovabili e le regioni alpine si prestano ad un utilizzo di tali energie, perché le particolari caratteristiche di queste fonti permette l’autonomia energetica anche laddove l’allaccio alle grandi reti di trasmissione e distribuzione è più difficoltoso e impattante.

Le Alpi: “fabbrica di corrente elettrica d’Europa”

L’energia idroelettrica è la principale fonte energetica nelle Alpi
. Anche se si tratta di una risposta relativamente sostenibile al problema della domanda di energia poiché può essere ecologicamente distruttiva per sistemi d’acqua dolce. E’ dunque importante integrare l’uso delle energie rinnovabili in modo da escludere il ricorso alle fonti energetiche pericolose per il clima, per l’ambiente e per la salute umana.
Ma l'energia idroelettrica può essere prodotta in maniera più sostenibile. Il WWF promuove l’utilizzo di certificazioni “verdi” che prevedono il rispetto di rigorosi criteri ecologici e possono contribuire a ridurre l'impatto delle centrali idroelettriche sugli ambienti acquatici. Per garantire che la produzione idroelettrica danneggi il meno possibile minimo la natura, promuove sistemi di certificazione ambientale per l’idroelettrico alpino. L'idea è di sostenere la costruzione di impianti idroelettrici che non danneggino o alterino ulteriormente gli habitat fluviali e lacustri naturali e gli insediamenti umani nelle vicinanze degli impianti.

Guardando al futuro prossimo, le Alpi saranno interessate a progetti di sviluppo per la produzione di energia da: sole, vento, acqua e biomasse vergini: le Alpi sono una miniera di fonti rinnovabili e permettono a questa catena montuosa di produrre energia in modo pulito. Per questo, esse vengono considerate la “fabbrica di corrente elettrica” d’Europa. Tuttavia il territorio alpino è limitato ed è esso stesso una risorsa economica, ecologica e paesaggistica dove gli effetti dei cambiamenti climatici hanno un impatto più marcato. La sfida passa per il tentativo di trovare il punto di equilibrio tra lo sfruttamento di fonti di energie pulite e l’impatto sul territorio e su ecosistemi estremamente delicati.
Per quanto riguarda le biomasse, non si potrà ad esempio prescindere dal ricorso alle migliori tecnologie disponibili, da un rigoroso bilancio energetico e dall’applicazione di una seria politica della gestione delle foreste, intese nella loro complessità e per i loro molteplici aspetti di risorsa energetica, biologica, turistica e per gli altri innumerevoli servizi ecologici che forniscono al pianeta.

Il WWF ha proposto una Roadmap al 2050, con obiettivi intermedi anche al 2030, per arrivare alla completa decarbonizzazione, con un obiettivo nazionale obbligatorio per l’efficienza energetica soddisfacendo completamente la domanda energetica con le fonti rinnovabili, in linea con quanto sta avvenendo nella UE e nei maggiori Paesi Europei.

Nel 2009 l’Unione Europea si è posta l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni di gas serra dell’80-95% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 mettendo in campo una serie di cambiamenti nei mercati energetici europei in termini di tecnologie, policy e investimenti economici. È necessario dunque:

-          puntare sull’efficienza energetica diminuendo i consumi del 40% al 2050 rispetto al 2010;
-          dirottare la domanda di energia, soprattutto del comparto industria e trasporti, dalle fonti primarie non rinnovabili (combustibili fossili, nucleare ecc.) sul settore elettrico, incrementando il contributo di quest'ultimo dall'attuale 20% al 43% nel 2050 (il 30% in più rispetto al 2010);
-          raggiungere il 100% di rinnovabili nel settore elettrico che potrà portare ad una riduzione del 97% le proprie emissioni di CO2 rispetto al 1990.


Un gioiello di natura e bioedilizia: L’Oasi WWF di Valtrigona

L’Oasi WWF di Valtrigona , in provincia di Trento, è una piccola valle all'interno della Catena del Lagorai acquistata nel 1997 dal WWF con i fondi per le foreste italiane. Si estende a una quota compresa tra i 1.600 e i 2.200 metri di altitudine e questo comporta una notevole variazione climatica, che si riflette sulla flora e sulla fauna presenti. La parte più bassa è coperta di boschi di abete rosso, mentre alle quote più alte dominano il larice ed il pino cembro, e una fitta vegetazione arbustiva. Questi 235 ettari di natura alpina ospitano specie tipiche come: cervo, capriolo, camoscio, marmotta, ermellino, martora, lepre alpina e scoiattolo. Tra gli uccelli: gallo cedrone, gallo forcello, pernice bianca, francolino di monte, aquila reale, astore, sparviere, civetta nana, gracchio alpino, nocciolaia e picchio nero.

Ma l’oasi di Valtrigona non è solo un paradiso di biodiversità alpina, è anche un esempio di innovazione, tecnologia e tradizione grazie all’intervento di ristrutturazione delle malghe. Malga Valtrigona a quota 1.632 m e malga Agnelezza a 1.854 m, sono state completamente sistemate e ristrutturate a partire dal 2001, grazie ad un progetto con la Provincia di Trento e alla collaborazioni di molti volontari. Come ogni malga alpina che si rispetti è formata da tre costruzioni fondamentali, essenziali per gestire l’alpeggio: la lunga stalla che serviva per il ricovero del bestiame detta “barco”, ma “casèra” per il ricovero dei malghesi e la lavorazione del formaggio e il “barchèto” per i maiali. Le malghe sono state ristrutturate mantenendo le caratteristiche architettoniche, le dimensioni originali e i materiali (pietra e legno). Oggi le strutture sono adibite a centro visitatori e foresteria, nonché come sede per l’ospitalità di ricercatori e le guardia. L’energia elettrica è fornita da una centralina elettrica a pannelli fotovoltaici e una piccola idroturbina. Il tetto è stato ricostruito con le tipiche tegole in legno di larice dette “scandole”. Le acque reflue sono convogliate verso un’area di fitodepurazione.

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