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Le voci della lirica: baritono, Piero Cappuccilli

in onda martedì 6 luglio alle ore 6,00

Le voci della lirica: baritono, Piero Cappuccilli Come una perla rara nel movimentato oceano della lirica, il baritono Piero Cappuccilli nei 35 anni della sua lunga carriera è stato tra i più amati dal pubblico, che non lo ha mai contestato, e stimato dai colleghi.

Triestino dal carattere tranquillo, classe 1929, Cappuccilli compie la sua gavetta che culmina nella vittoria di alcuni concorsi; dal debutto milanese del 1956 all'affermarsi del baritono nei teatri italiani più importanti intercorrono pochi anni in cui il cantante sceglie con attenzione le opere nelle quali cimentarsi, con un atteggiamento parsimonioso e saggio verso il proprio strumento, portando solo gradualmente la voce a determinati ruoli come quelli di "Un Ballo in Maschera, La Forza del Destino, Simon Boccanegra, Macbeth" opera che Cappuccilli scelse di affrontare solo dopo ben 18 anni di carriera.

Abbiamo citato le opere verdiane soprattutto perché Cappuccilli è stato uno specialista del genere, grazie ad una personale predilezione che si unisce alla configurazione vocale generosa, di gamma ampia e ricca nel fraseggio come nella potenza: "Adoro Verdi, si adatta perfettamente alla mia voce e non incontro alcuna difficoltà quando canto i suoi ruoli che, sebbene estremamente impegnativi, sono tuttavia ben scritti per la voce... Il problema è che oggi le voci tendono ad essere "corte"... esse mancano anche di quella sostanza, intensità e resistenza che si associano al vero suono del baritono verdiano".

Sulla parola "resistenza" è quasi d'obbligo trattenersi un istante, in quanto uno degli innegabili pregi della vocalità di Piero Cappuccilli era senza dubbio il suo assoluto controllo della respirazione (capacità che, schernendosi, il baritono imputava al suo amore per il mare e alle giovanili immersioni subacquee), un padroneggiare il fiato che gli permetteva di gestire con disinvoltura frasi lunghissime.

Con la modestia e semplicità che lo contraddistingue il cantante dice in proposito: "Io non faccio nulla più che respirare normalmente, ma quello che ho imparato a fare meglio di molti altri è misurare e distribuire il mio fiato e adattarlo alla natura e alle esigenze di ogni frase musicale: certe frasi le canterò con un solo fiato lungo, mentre in altre potrò prendere anche quattro fiati brevi".

La carriera di Piero Cappuccilli, cantante ricordato per la sua instancabile affidabilità e professionalità, si è svolta, lontano dalla mondanità e dagli scandali, nei tempi operistici di tutto il mondo, dalla Scala al Metropolitan, dall'Opéra al Covent Garden, e trova il suo culmine ideale nel "Simon Boccanegra" del '75 alla Scala con Abbado e Strehler.

Dopo l'incidente stradale che, proprio al rientro da una recita all'Arena di Verona nel 1992, lo costrinse ad abbandonare le scene, Cappuccilli proseguì come didatta il suo percorso musicale; preoccupato della fedeltà alle esigenze verdiane e della congruità nel trattamento della voce, insieme ad altri illustri colleghi italiani Cappuccilli si batté per un ritorno all'adozione dell'accordatura ottocentesca, quella con il LA dell'orchestra a 432 vibrazioni che era stata sancita per decreto governativo nel 1884 in seguito alle pressanti richieste di un consiglio di musicisti capeggiato da Giuseppe Verdi; l'usura delle voci e la mancanza di voci adatte vengono imputate dal baritono e dai suoi colleghi all'innalzamento progressivo del diapason orchestrale, che rispetto al convenzionale 440 arriva anche 448 vibrazioni (Berlino, Salisburgo, Firenze).

Del cantante triestino scomparso nel 2005 potremo gustare l'eleganza interpretativa in un'ampia carrellata di registrazioni - verdiane e non - alcune delle quali risalenti agli anni '60 e altre tratte da un concerto dal vivo (Modena, 1984) in cui Cappuccilli interpreta celebri arie del repertorio baritonale accompagnato dal grande pianista Leone Magiera.

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