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Orchestre d'Europa: Münchner Philharmoniker (prima puntata)

in onda sabato 24 settembre alle ore 16,00

Orchestre d'Europa: Münchner Philharmoniker (prima puntata)Fin dalla loro nascita la storia dei Münchner Philharmoniker è strettamente legata alla vita della città. A fondarli nel 1893 fu Franz Kaim junior, figlio del creatore della omonima fabbrica di pianoforti, che per aumentare la vendita dei suoi strumenti, organizzò una serie di concerti nella Sala dell'Odeon, allora il cuore della vita musicale di Monaco. Il successo dei "Kaim-Konzerte" fu tale da spingere il figlio dell'intraprendente commerciante a creare una propria orchestra col dichiarato scopo di "entrare in nobile contesa con i Berliner" .

L'orchestra debuttò il 14 ottobre 1893 all'Odeon con il suo primo Kapellmeister, Winderstein, suscitando l'interesse della città che poi l'avrebbe stabilmente adottata. Nei cento anni successivi i Filarmonici di Monaco hanno avuto periodi di splendore alterno, determinati soprattutto dalla personalità dei direttori che si sono avvicendati alla loro guida: da Ferdinand Löwe e Siegmund von Hausegger fino a Oswald Kabasta e Hans Knappertsbusch, per citare solo i più noti.

Ma solo quando è passata nelle mani del direttore d'orchestra rumeno Sergiu Celibidache l'orchestra ha assunto un prestigio internazionale. Dal 1979 fino alla morte Celibidache fu il direttore musicale generale dei Münchner Philharmoniker, quasi l'unica orchestra che egli diresse da quel momento. Si instaurò presto un rapporto simbiotico tra lui e la 'sua' orchestra. Ogni concerto non era più solo un'esecuzione musicale, ma la celebrazione di un rito, che l'artista rumeno, severo custode di una tradizione antica, rinnovava con la solennità di un sacerdote.

Fattori centrali del rito erano il culto del suono e dello stile, con una disciplina insieme artistica e morale. Gli orchestrali rinunciando perfino alla fonte redditizia delle incisioni discografiche, perché il Maestro riteneva che la musica, "pensata per essere tramandata a mezzo di scrittura", fosse incompatibile con il supporto fonografico, e per sua stessa natura prevedeva che l' esecutore e lo spettatore condividessero lo stesso spazio.

Fatto sta che in nessuna altra orchestra in quegli anni era possibile trovare quelle qualità di fluidità, quella cura per la sonorità e quell'attenzione e risalto delle parti contrappuntistiche intermedie che i Münchner e il loro conduttore perseguivano. Lo si può ben sentire nel primo ascolto del programma dedicato all'orchestra tedesca, la Sinfonia in mi maggiore n. 7 di Anton Bruckner, la sinfonia più eseguita del musicista.

La composizione dell'opera cominciò nel 1881, sull'onda della suggestione nata dal presentimento della morte di Wagner, artista sommamente ammirato e venerato, che in occasione della prima assoluta del Parsifal rese omaggio al più giovane musicista e disse al direttore d'orchestra Hans Richter: "io non conosco che un uomo che può avvicinarsi a Beethoven: egli è Bruckner" .

Chiamata a volte 'Sinfonia wagneriana', ma più spesso 'Sinfonia dei tremoli', l'opera presenta nell'Adagio due temi monumentali, che introducono una melodia del Te Deum corrispondente alle parole "Non confundar in aeternum". Questo movimento, che per la prima volta in una partitura non d'opera utilizza quattro tube-wagneriane, rappresenta un sommo esempio di pagina bruckneriano, impregnata di un misticismo che tende alla musica pura e assoluta, in un'ampia cattedrale sinfonica, costruita però con straordinaria economia di mezzi.

Pochi ed essenziali i temi, ripetuti nella loro interezza o in piccole cellule reiterate in continue variazioni, che non seguono il principio di trasformazione tipico dello sviluppo beethoveniano, per andare a modificare non tanto il profilo melodico-ritmico quanto più il contesto armonico. Per questo la musica di Bruckner appare un primo disattento ascolto sempre uguale, mentre in realtà è in costante mutamento.


Münchner Philharmoniker

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