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Progetto Wagner: Götterdämmerung (Il crepuscolo degli dei)

in onda venerdì 22 novembre alle ore 19,45

Progetto Wagner: Götterdämmerung  (Il crepuscolo degli dei)

Chi va a teatro è preparato a vivere da vicino avventure, passioni, fatti e misfatti di personaggi attinti alla storia o d’invenzione; il meccanismo del “transfert” si fa chiave di lettura indispensabile per un’esperienza che di rado ci lascia passivamente estranei a ciò che accade sul palco; nel caso della Tetralogia Wagneriana – di cui il ”Götterdämmerung” è quarto ed ultimo tassello –  la faccenda è non poco diversa; non solo Richard Wagner concepisce la sua opera come globale (testo scena musica in un tutto inscindibile), ma sul palco aldilà delle vicende di dei ed eroi si consuma un destino epico  in cui essenze archetipiche si confrontano in un dinamico e multiforme vortice narrativo.

Nel corso del “Ring” e delle sue quasi 15 ore di musica il senso del tempo quasi scompare – dilatato fino al massimo della sopportazione emotiva – mentre i luoghi acquistano senso grazie al loro significato più universale; estrapolare un solo fatto o personaggio appare allora inadeguato, allo stesso modo in cui è perlomeno impervio – per non dire impossibile – mettere in scena nella loro globalità i poemi di Omero o la Commedia dantesca.

Ogni evento nel “Ring” è latore di più ampi messaggi; eroi giganti umani e divinità sono affiancati e contrapposti, confondendosi anche nelle logiche reciproche; e così su una scena resa cosmica, la vita si confronta con grandezze universali quali il potere, l’amore, la legge, la libertà, il sacrificio, il tradimento, il destino …

Un cosmo tanto ricco eppure schematico e chiaro nel suo inesorabile moto circolare in cui pare trionfare la Natura: dall’acqua del Reno e dal canto gioioso delle sue figlie l’epopea era partita nel “Rheingold”; nel “Crepuscolo degli Dei” il cerchio si chiude con la piena di quel fiume dove le tre giovani tornano trionfanti (perché nuovamente padrone dell’Anello), mentre il fuoco consuma tragicamente non solo la coppia Brunilde/Sigfrido ma anche l’intero mondo: una sorta di mondo al contrario in cui, atterriti, uomini e donne assistono dall’esterno – spettatori a loro volta - al rovinare di dei ed eroi.

Tornando alla morte di Sigfrido, suo nucleo ispiratore, Wagner conclude dunque il suo grande poema; nel “Crepuscolo” il linguaggio è quanto mai vario e denso, da sinuose polifonie ad una vocalità estrema, da poderose masse orchestrali ad una leggerezza di scrittura degna del Mendelssohn più solare; così come Wagner curava scene, movimenti, costumi, posizioni di cantanti ed orchestra, così ogni accento, ogni densità sonora sia essa monumentale o rarefatta è calibrata in un disegno di epica ampiezza.

Nell’ascolto si è tentati così di percorrere due strade opposte: una lettura approfondita del libretto, nel quale Wagner offre con la solita precisione ogni annotazione ad accompagnare testo e musica, oppure una più coraggiosa “full immersion” guidata esclusivamente dalla percezione dell’essenza tanto profondamente germanica dell’opera wagneriana.

Visione cosmica della natura e tendenza all’universalità dei messaggi e dei valori Wagner li attinse dalla tradizione poetica della sua terra, ma volle creare per la sua grande saga un mondo a parte, il suo “teatro dell’avvenire”, un luogo fisico e spirituale che rispondesse in tutto e per tutto (dall’architettura all’acustica alla gestione di spazi e ruoli) alla sua particolare visione dell’arte: Bayreuth.

Grazie alla sua caparbietà, e al sostegno di re Ludwig naturalmente, Wagner realizzò il suo antico sogno: posata la prima pietra, con tanto di commossa benedizione, nel 1872 il Festspielhaus vide la luce e nell’estate del 1876 accolse, in quattro serate, l’epocale rappresentazione dell’intero “Ring”.

Perfettamente cosciente della genialità della sua ispirazione, è il musicista stesso a fornircene il giudizio più illuminante, aldilà di ogni altra lettura analitica: “...questa concezione ha una vita eterna e non è di ieri né di domani”.

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