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La figlia del Capitano

In onda il 9 e il 10 gennaio alle 21.10

DAL ROMANZO OMONIMO DI ALEKSANDER PUSHKIN

E’ il 1776, la rivolta di cosacchi e contadini che in pochi mesi ha coinvolto la Russia di Caterina II è stata sedata nel sangue.

Un giovane ufficiale degli ussari, Pjotr Grinev, attende il giudizio della Corte Marziale: è imputato di aver tradito la Zarina ed essere passato dalla parte di Emil Pugacev, il leggendario capo cosacco che ha guidato la sommossa.

Come in un legal-thriller la vita di Pjotr è sviscerata in un processo da cui dipende se vivrà o morrà…

Pjotr è nobile, viziato, ha avuto un’infanzia dorata nel latifondo paterno. Il suo futuro potrebbe essere quello di tanti rampolli dell’aristocrazia russa: servizio nella guardia imperiale a Pietroburgo, matrimonio con una ragazza della sua stessa casta… Ma Pjotr è un ragazzo ribelle e immaturo e il padre decide che, per formarsi come uomo, dovrà prestare servizio in un avamposto di frontiera, la Belorgoskaja, un forte isolato nella steppa fra tribù nomadi ostili e selvagge. Non può immaginare il conte Grinev quanto questa scelta sconvolgerà per sempre la vita di suo figlio.

E’ laggiù, infatti, che il giovane incontrerà le due persone che segneranno il suo destino straordinario. Una è Masa, la bella figlia del capitano della Belogorskaja. Nulla favorirebbe la passione violenta che scatta tra i due: Masa non è nobile, non ha dote, ha un carattere indipendente e avventuroso che la spinge a solidarizzare proprio con quei “selvaggi” che la guarnigione russa di suo padre dovrebbe sottomettere all’autorità dello Zar. E poi ha un pretendente, svelto di spada e senza scrupoli, che farebbe di tutto per averla: il tenente Svabrin.

Innamorandosi di lei, Pjotr inizia quel percorso di formazione che, attraverso la rottura delle convenzioni sociali, politiche, sentimentali della Russia di quel tempo, lo porterà davanti alla Corte Marziale ma anche a diventare un uomo.

Per avere la ragazza Pjotr affronta in un duello quasi mortale Svabrin, si mette contro il comandante del forte, soprattutto si ribella all’autorità del padre, violentemente contrario a quell’amore.

Mentre Pjotr conduce la sua privata battaglia sentimentale, un altro uomo sta tentando l’impossibile: sollevare contro l’avida e gretta nobiltà russa gli oppressi dei vasti territori orientali. E’ Emil Pugacev, un sanguigno e carismatico cosacco venuto dal nulla che riesce nell’impresa di riunire sotto il suo comando cosacchi, contadini, tribù nomadi. Li guida in una rivolta che travolge in poche settimane le guarnigioni russe arrivando quasi alle porte di Mosca.

Ed ecco l’incontro tra Pjotr e Pugacev, un incontro dal sapore favolistico: una tormenta di neve, un gigante cosacco quasi assiderato, una sperduta locanda dall’aria equivoca dove si prepara la rivolta... Non sa Pjotr che quell’uomo a cui ha salvato la vita per caso diventerà il nemico numero uno della Zarina. E non può neanche immaginare che sarà proprio lui, un bandito, un ribelle, a salvargli a sua volta la vita e a liberare Masa da Svabrin che sta per sposarla a forza.

Proprio questo strano rapporto tra il nobile e il bandito, però, è il motivo dell’accusa di tradimento che pesa sulla testa di Pjotr.

Mentre gli altri ufficiali russi venivano impiccati se non si sottomettevano ai ribelli, Pjotr è stato graziato ed è stato visto partecipare a festini al fianco di Pugacev in persona. Non solo: per aiutarlo a liberare Masa gli è stato addirittura fornito un lasciapassare e una scorta…

La verità è troppo complicata per convincere un tribunale militare. Pjotr non ha mai tradito, mai ha promesso a Pugacev che sarebbe passato dalla sua parte. Ma allora perché il capo ribelle ha fatto tanto per lui? Neppure Pjotr potrebbe dirlo con certezza. La spiegazione più semplice è la gratitudine per avergli salvato la vita. Ma non basta. Né basta il carattere bizzoso e imprevedibile del cosacco che spesso agisce per il puro piacere di stupire. C’è qualcosa di più forte che lega Pugacev a quel giovane aristocratico dal carattere impulsivo e leale. Forse un sentimento quasi paterno. Oppure l’ostinazione a voler portare dalla sua parte un nemico in cui però intravede una coscienza diversa da quella gretta degli altri membri della sua classe. Pugacev sa che la rivolta è destinata a fallire e in quel giovane idealista vuole piantare il seme di una società più giusta, convincerlo che per la Russia è arrivato il tempo di cambiare. Per il capo ribelle, Pjotr rappresenta una sfida personale, che vuole vincere sul piano dei sentimenti e dell’amicizia, quasi a sfuggire all’orrore e alla violenza che ha scatenato.

A salvare Pjotr da una condanna certa è l’imprevisto intervento di Masa che, dopo un pericoloso viaggio, arriva a Pietroburgo e si appella direttamente a Caterina II. La Zarina è colpita dal coraggio e dalla passione di Masa, ma non basta per farla tornare sulle sue decisioni. Ancora una volta è Pugacev a salvare Pjotr. Caterina infatti, spinta dal racconto della ragazza, scende nella prigione dove il capo ribelle attende la morte. Là avviene un drammatico confronto tra i due irriducibili nemici che, per la prima volta, si trovano faccia a faccia. Pugacev non è pentito, né mostra umiltà, anzi. Ma su Pjotr convince la zarina che Masa ha ragione: non è un traditore e la condanna a morte va revocata.

Prima di tornare alla casa paterna con Masa, libero da ogni accusa, Pjotr vuole ripagare l’ultimo debito che ha con Pugacev. Il capo ribelle non verrà ucciso come previsto, né torturato sulla piazza di Kazan. Sarà Pjotr, con un colpo di fucile sparato da un tetto, a dargli una fine rapida e dignitosa.

La Figlia del Capitano ha tutti gli ingredienti del racconto fantastico, del romanzo di formazione, persino echi western… Un giovane eroe inviato dal padre in giro per il mondo in cerca di fortuna, una serie di prove da superare, una fanciulla da conquistare e un imprevisto lieto fine.

Sullo sfondo la Russia della fine del Settecento, gli intrighi di corte, le tribù selvagge delle steppe sterminate, una Zarina di raffinata intelligenza resa crudele dalla solitudine del potere. Attraverso la vicenda di Pjotr Grinev, Puskin ha saputo trasmettere lo spirito e l’anima malinconica, vitale e sconfinata della Grande Madre Russia. Eppure, in questo racconto scritto due secoli fa, ritroviamo con sorpresa conflitti e passioni che ancora segnano il destino della Russia di oggi: disuguaglianze sociali atroci, spazi sterminati e differenze etniche che il potere centrale fatica a governare.

Almeno sul piano dell’invenzione romanzesca Puskin, però, sembra dirci che non tutto è stabilito. Pjotr, Masa e il loro amore, rappresentano una rottura con la maledizione della Storia che si ripete, sono la speranza che una via diversa esiste.

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