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'Il barbiere di Siviglia' di Giovanni Paisiello

In onda martedì 30 dicembre alle ore 21,00

<i>&#39;Il barbiere di Siviglia&#39;</i> di Giovanni PaisielloGiovanni Paisiello (Taranto, 9 maggio 1740 - Napoli, 5 giugno 1816) costituisce una delle figure più significative della letteratura operistica classica. La sua formazione avvenne a Napoli grazie alle lezioni di Francesco Durante presso il conservatorio di Sant'Onofrio, dove venne notato e stimato, tanto da divenire quasi subito assistente del maestro. La sua fama fu subitanea e prorompente, fino ad oscurare i noti contemporanei Piccinni e Cimarosa, come anche, più tardi, Cherubini e Méhul.

Il suo successo napoletano varcò i confini italiani quando, nel 1766, si recò dalla zarina Caterina II di Russia a San Pietroburgo, città in cui il compositore visse diversi anni durante i quali produsse un'ampia letteratura operistica. Fu qui che scrisse uno dei suoi capolavori, Il Barbiere di Siviglia, ovvero la precauzione inutile, andata in scena al Teatro dell'Ermitage di San Pietroburgo il 26 settembre del 1782. Opera immediatamente baciata dalla fama in tutta Europa: a Vienna tradotta in due lingue e rappresentata in cinque teatri, a Napoli parodiata da Giambattista Lorenzi nel 1787 con l'aggiunta di brani scritti da Paisiello.

Il libretto è di attribuzione incerta, probabilmente scritto dall'abate Giuseppe Petrosellini (1727 - dopo il 1797) il quale però non fu in grado di valorizzarne la ricchezza drammatica.

Questa partitura costituisce un punto di svolta nell'evoluzione del linguaggio operistico. In essa si fondano le basi per una scrittura vivace e trascinante, che saluta e rinnova le linee melodiche del canto barocco, caratterizzato da movenze soavi e delicate.

La storia costituì lo spunto di una successiva elaborazione, stavolta operata da Gioacchino Rossini, che nel 1816 la musicò con il titolo di Almaviva. Benché il debutto fu coperto dai fischi del pubblico romano, oggi quest'opera ha superato la fama della precedente partitura di Paisiello. Forse l'effetto di una Nemesi storica che fa i conti con i tentativi di Paisiello di oscurare la notorietà di Pergolesi, mettendo nuovamente in musica La Serva Padrona, arcinoto intermezzo che donò la fama a quest'ultimo?

In tutte le sue 94 opere Paisiello dimostra una ricchissima vena melodica, connotata dalla freschezza dell'invenzione, la fluidità del fraseggio e la brillantezza dei timbri. Versato anche nel genere sacro, ci ha lasciato anche diversi interessanti titoli nel repertorio strumentale.

Il barbiere di Siviglia, ossia l'Inutile precauzione, trae lo spunto dalla storia del Barbier de Séville ou La précaution inutile di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, rappresentata a Pietroburgo pochi anni prima con successo. Il lavoro di Paisiello è un'opera per il Palazzo. Rispetta infatti i canoni della maniera, costruita su arie e recitativi, durante i quali il pubblico poteva scambiare qualche chiacchiera, senza sentirsi costretto a meditare sulla narrazione. La musica è piacevole e garbata, rapida e divertente, agile e allegra. È un'opera veloce e brillante tipica del Settecento divertito e galante.

Nell'opera di Paisiello il vero protagonista è il Conte di Almaviva, diversamente da quello rossiniano che invece assegna a Figaro il ruolo centrale della storia. In Paisiello sono molte le arie dal fascino melodico (innanzitutto quelle di Rosina, ma anche la lezione di musica del secondo atto). Accanto a queste si trovano brani dalle movenze ritmico-buffe, primo fra tutti il terzetto Ma dov'eri tu stordito, che inserisce nella partitura uno sbadiglio e uno starnuto, con risultati comici vivacissimi.

La Trama
È la vicenda amorosa, tutta sivigliana, tra la borghese Rosina e l'aristocratico Conte d'Almaviva, la cui unione si realizza esclusivamente grazie agli ingegnosi inganni del poeta, musicista e barbiere Figaro, il quale cerca di contrastare il segreto progetto di Don Bartolo, dottore in medicina e tutore di Rosina, di lei innamorato e disposto a tutto per sposarla.

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