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L'opera lirica: Samson et Dalila

in onda martedì 21 giugno alle ore 21,00

L'opera lirica: Samson et Dalila Nella produzione di Camille Saint Saëns l'ispirazione sacra è una presenza costante, non solo nella scelta delle forme ma anche nell'uso di elementi e sonorità simboliche (come quella dell'organo, che tanta parte ha anche nelle sue opere).

Inizialmente il musicista, attratto dalla storia di Sansone narrata nel libro biblico dei Giudici, aveva concepito la sua composizione come oratorio, spinto anche dal suo amore per Haendel e per il suo "Samson" del 1741, e sulla scorta di illustri precedenti come il lavoro di Voltaire musicato da Rameau.

In seguito il librettista Lemaire convinse Saint Saëns a farne un lavoro per il teatro, che fu realizzato tra il 1869 e il 74; di esso non ebbero però positiva accoglienza né un'audizione privata né l'esecuzione in forma di concerto del primo atto allestita nel 1875.

Grazie all'interessamento di Franz Liszt presso il Granduca di Sassonia, "Samson et Dalila" venne rappresentata con successo in traduzione tedesca nel 1877 presso il Teatro Granducale di Weimar, del quale il musicista ungherese era allora il direttore artistico.

L'opera approderà sulle scene parigine solo del 1890, con un successo che poté ben ripagare Saint Saëns della lunga attesa; "Samson et Dalila" - con i suoi momenti di languidissimo fascino, con l'esotica ambientazione, la classicheggiante ispirazione e un linguaggio musicale assai moderno, presago delle innovazioni wagneriane - è divenuta certo la più celebre delle 13 opere composte da Saint Saëns.

Nell'ispirazione del musicista francese convivono due anime, che nel "Samson et Dalila" sono assai evidenti e si sviluppano parallelamente: una mistica ed una improntata alla sensualità, come acutamente ha sottolineato lo scrittore Giorgio Vigolo: "La carta da musica che adoperava Saint-Saëns doveva avere in filigrana un organo dalle grosse canne, abbracciato da sinuosi tralci di rose rampicanti e di convolvoli".

La registrazione che vi offriamo è di grande interesse storico, oltre che di notevole portata artistica: si tratta dell'interpretazione del M° Georges Prêtre alla Scala nel 1970.

Fu quello il debutto scaligero della grande Shirley Verrett, che i giornali dell'epoca descrissero "Bella e slanciata come un mannequin, occhi da cerbiatta, sorriso smagliante".

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