Gentile signor poliziotto,

che l’altro giorno a Roma, durante le proteste degli studenti, ha usato il manganello per schiacciare contro il muro una giovane signora dall’aria terrorizzata e inoffensiva, ha la mia comprensione per tutte le volte che - in cambio di uno stipendio da fame -  ha dovuto ingoiare insulti e minacce.

Ma è il Suo lavoro - difendere i miei diritti, anche quello di protestare contro lo Stato che lei incarna. Ed è proprio l’autocontrollo che le dà autorevolezza e la circonda di un alone di rispetto.

Lei è il detentore legale della forza. Perciò non può mai perderne il controllo. La parola rivalsa o vendetta non fa parte del suo vocabolario.

Sono di questi giorni le motivazioni della sentenza sul macello della Diaz, avvenuto undici anni fa. Ci hanno rivelato che l’allora capo della polizia De Gennaro, dopo i primi attacchi dei black bloc, chiese ai suoi uomini un’ondata di arresti “al fine di riscattare l’immagine della polizia.” Gli eventi successivi ci ricordano che fu preso fin troppo alla lettera.

Oggi come allora mi viene da dire che non è prendendosela con gli inermi che si diventa più rispettabili. Perciò mi piace pensare che lei sia già al lavoro per riscattare un altro genere di immagine: quella alle mie spalle. Buonasera.