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“Ho sempre rifiutato in cuor mio e apertamente le teorie del cosiddetto “scontro di civiltà” per il semplice fatto che anche nelle mie esperienze personali e pubbliche ho generalmente trovato che per ogni violento e fanatico ce ne sono migliaia, anzi decine di migliaia che non lo sono. Magari sono arrabbiati, offesi, frustrati, ma non sono fanatici e rifiutano la violenza”. Parla diretto Amos Oz. Negli ultimi tempi aveva preferito restare zitto. L’avevamo interpellato più volte per un’intervista. Ma lui preferisce declinare. “Sono troppo arrabbiato, diceva. (…) Ma le cronache della strage di Parigi adesso lo stimolano a reagire.
Nel mondo occidentale crescono rabbia e paura, tornano in auge le tesi di Samuel Huntington sullo “scontro di civiltà”, i libri di Oriana Fallaci, il romanzo Sottomissione di Michel Houellbecq. Domina una domanda: come rapportarci con l’Islam, come difenderci?
“Non sono un pacifista, non lo sono mai stato e certo non lo sono ora di fronte agli ultimi avvenimenti. Non sono mai stato contrario alla necessità che, quando serve, occorre utilizzare il bastone. Però sono profondamente convinto che l’unica forza al mondo davvero capace di combattere e sconfiggere i fanatici musulmani, oltreché aiutare l’Occidente a trovare le difese necessarie, siano i musulmani moderati. Sono loro prima di tutti che dovrebbero fare un passo avanti, alzare la voce, scoprire, denunciare i fanatici nei loro quartieri e impugnare il bastone quando necessario”
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