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Progetto Verdi: I due Foscari

in onda venerdì 2 agosto alle ore 21,00

Progetto Verdi: I due Foscari

Soggetto "bellissimo, arcibellissimo … delicato, ed assai patetico" è, nell’esclamazione di Giuseppe Verdi alla lettura del materiale fornitogli da Francesco Maria Piave, la storia del Doge Francesco Foscari e di suo figlio Jacopo, vissuti nella Venezia del 1450.

Triste storia quella del Doge Francesco Foscari, costretto ad assistere quasi impotente alla rovina che il figlio Jacopo per la sua prepotente imprudenza causerà a sé e ai suoi, compresa la moglie Lucrezia Contarini ed al padre, destituito con grande umiliazione (ed altrettanta dignità) pochi giorni prima della sua morte.

A metà dell’800 il soggetto storico, ed in particolare quello del periodo tardo - rinascimentale, era molto amato da scrittori, poeti e musicisti; da una parte esso offriva, con la sua commistione tra intrighi di palazzo e personalità forti (basti pensare ad Elisabetta I o Carlo V) una grande abbondanza di elementi narrativi - dal politico all’amoroso -, e d’altronde raccontando le contese e lotte di quel periodo si potevano in certo modo narrare quelle coeve.

Cercando ispirazione per le sue opere teatrali Verdi non si sottrae a questa tendenza: per il suo ingresso romano, commissionato dal Teatro Argentina, il compositore ha sotto mano alcuni soggetti interessanti: “Lorenzino de’Medici” - dello stesso Piave, ma scartato da Verdi perché troppo provocatorio per la censura pontificia (sarà poi musicato nel ’45 da Giovanni Pacini); “Marino Faliero“ di lord Byron (già musicato da Donizetti nel 1835); la scelta di Verdi cade su “The two Foscari”, dello stesso Byron.

George Byron è una delle penne maggiormente capaci di trasfigurare, nel primo ‘800, gli episodi della storia antica alla luce di un nuovo sentire; la musica – teatrale e non – svilupperà molti suoi soggetti, dai “Pellegrinaggi del giovane Aroldo” a “Manfred”, dall’”Assedio di Corinto” al “Corsaro” e “Parisina”, fino appunto a “Marin Faliero” e “I due Foscari”; in questol dramma dello scrittore inglese Verdi ritrova alcuni dei temi da lui maggiormente amati, ed in particolare la dicotomia tra potere e dovere ed un lancinante contrasto familiare.

L’uniforme colorazione oscura fu imputata a Verdi come un difetto dell’opera, per la quale le grandi aspettative del musicista (nonostante le dodici chiamate del pubblico alla prima romana del 1844) furono parzialmente disattese; e anche se essa fu ben accolta anche a Venezia, Bologna, Napoli Parigi e Londra, Verdi stesso anni dopo la giudicherà con gran severità: ”Nei soggetti naturalmente tristi, se non si è ben cauti si finisce fare un mortorio, come, per modo di esempio, i Foscari, che hanno una tinta, un colore troppo uniforme dal principio alla fine”.

Ne “I due Foscari” Verdi affida alla sua musica il compito di scavare nei legami più intimi tra gli uomini, quelli parentali appunto (padri/figli, mogli/mariti) mostrando anche i contrasti interni ala coscienza del singolo personaggio: in questo caso Francesco, padre e Doge, che incarna nell’opera il conflitto più intimo e profondo, anticipando grandi figure verdiane.

Musicalmente l’opera segna una maturazione di Verdi per quanto riguarda la complessità armonica, che inizia ad emanciparsi dagli stilemi tradizionali; più raffinata si fa la scrittura orchestrale e compaiono alcune corrispondenze tematiche – qui solo come richiamo, reminescenza e citazione (il compositore non vorrà mai attribuire a questo riferimento sonoro il significato simbolico del leit-motif wagneriano); infine qui per la prima volta il tradizionale duetto amoroso si articola in più sezioni, preludiando alla grande scena tra Violetta ed Alfredo nella “Traviata”.

Per quest’opera abbiamo scelto una incisione al vivo del 1984; sul podio Maurizio Arena, protagonista femminile il soprano Lorenza Canepa accanto ai più celebri nomi di Renato Bruson e Nicola Martinucci.

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