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Archivio storico: Karajan e la RAI

in onda martedì 30 dicembre alle ore 20,00

Archivio storico: Karajan e la RAI "Chiudo gli occhi e lo rivedo in piedi, le gambe leggermente divaricate, perfettamente immobile, il busto un poco inclinato, la testa tuffata verso terra e la bacchetta che batte in alto, imperturbabilmente, da sé, come staccata dal braccio... Stranamente calmo immerso in una rêverie sdegnosa...".

Così appariva Herbert von Karajan agli occhi di Bernard Gavoty negli anni '50. "Svelto e sottile come un levriero, le gambe snelle...la chioma scomposta, l'occhio divorante immerso in un viso abbronzato dai tratti energici, sembrava proprio di avere dinanzi una belva di razza" .

A quel periodo risalgono le due incisioni con l'Orchestra Sinfonica di Roma della RAI che ascolteremo nel programma di oggi: l'Ouverture dell'Euryanthe di Carl Maria von Weber, registrata il 5 dicembre 1953 e la Seconda Sinfonia di Johannes Brahms, registrata 26 marzo dello stesso anno.

Del direttore che si vantava di "poter eseguire lo stesso forte in dieci modi diversi" si può dire che la sua linea interpretativa ha proseguito il solco della più alta tradizione, rappresentata dai due modelli, per certi versi radicalmente diversi, di Toscanini e di Furtwängler. L'impeccabilità dell'esecuzione, l'estrema pulizia tecnica derivata dalla lezione toscaniniana si accompagna, in modo particolare in pagine di Mahler e di Bruckner, con la profondità di lettura di Furtwängler.

Celebre è poi stato il potere di controllo del maestro tedesco sulle sue orchestre, a partire da quello che è stato il suo regno incontrastato dal 1955 fino ai suoi ultimi giorni di vita, ovvero l'orchestra dei Berliner Philharmoniker. La stessa Margaret Thatcher, primo ministro inglese, invidiava apertamente l'assolutismo di Karajan.

Accusato di eccessivo egocentrico, si racconta il divertente aneddoto secondo il quale, di fronte all'affermazione di Bernstein "io sono il più grande direttore al mondo, me l'ha detto Dio", Karajan rispose con estrema tranquillità: "e quando mai te l'ho detto!".

La gestazione della Sinfonia n. 2 in Re maggiore, Op. 73 di Johannes Brahms è stata notevolmente meno problematica di quella della Prima Sinfonia. Rispetto ai 15 anni che gli servirono per quest'ultima, nel corso della sola estate del 1877, durante una visita alle Alpi austriache, Brahms concluse la composizione della seconda sinfonia.

Dopo la lotta faustiana della prima sinfonia, osservò il critico musicale Eduard Hanslick, Brahms è tornato con la sua seconda sinfonia "ai fiori primaverili della terra" . Per il clima che la pervade, l'opera è stata spesso paragonata alla Sesta Sinfonia, Pastorale di Ludwig van Beethoven.


Herbert von Karajan

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