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Corruzione a Roma, relazione choc

di Fiorenza Sarzanini - Corriere della Sera

Appalti per due miliardi di euro affidati nella maggior parte dei casi a trattativa privata. Lavori assegnati negli ultimi cinque anni dall’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici di Roma che dunque si occupa di autobus e metropolitana, «con procedura negoziata e senza pubblicazione di bando». Rischia di avere conseguenze clamorose la relazione che il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone ha già trasmesso ai vertici dimissionari della municipalizzata capitolina e che l’assessore Stefano Esposito - uno degli esponenti del Partito democratico che la scorsa settimana aveva lasciato l’incarico per costringere il sindaco Ignazio Marino a fare subito la stessa scelta - ha consegnato giovedì pomeriggio al procuratore Giuseppe Pignatone. Del resto era stato proprio lui, nei giorni scorsi, a sollecitare l’intervento dell’Autorità. Perché il sospetto è che alla base di quegli accordi per l’erogazione di servizi e forniture possa esserci il versamento di tangenti. 
Un’ipotesi che già nei prossimi giorni i magistrati potranno verificare grazie all’acquisizione dei contratti e della lista delle società che hanno ottenuto gli incarichi.
criticità»

Gli analisti coordinati da Cantone hanno verificato la procedura adottata per ogni singolo lavoro e la conclusione del presidente è lapidaria: «Le percentuali rilevate evidenziano un utilizzo eccessivo della procedura negoziata e quindi una criticità nell’applicazione del codice dei contratti pubblici secondo il quale va adottata come regola la procedura aperta/ristretta e come eccezione, da motivare, la procedura negoziata». La decisione finale suona come un vero e proprio ultimatum: «Entro trenta giorni dovrà essere inviata una relazione dettagliata sulle procedure poste in essere tra il 2011 e il 2015 e sulle modalità di individuazione dell’importo degli appalti». La tabella dei numeri allegata al dossier consegna i dettagli: «Nel 2011 è stato affidato in procedura negoziata il 99,94 per cento del numero di appalti di forniture, il 92,98 per cento di quelli per lavori e il 98,84 per cento per servizi. Nel 2012 questi valori sono stati rispettivamente del 99,35 per cento, del 68,63 per cento e dell’87,37 per cento». Dati sostanzialmente identici a quelli degli anni successivi, per arrivare al 2015 quando si è registrata una minore percentuale - 84,27 per cento sul numero di forniture, 82,35 per cento dei lavori, 76,79 per cento dei servizi - ma un aumento sostanziale della spesa.

I due miliardi

I dati esaminati dimostrano che nel 2011 sono stati affidati appalti per oltre 479 milioni di euro, saliti l’anno successivo a più di 511 milioni, scesi nel 2013 a 271, risaliti nel 2014 a 343 e infine diventati nei primi nove mesi del 2015 ben 647 milioni. Un fiume di denaro speso durante la gestione del Campidoglio affidata prima a Gianni Alemanno e poi a Marino. Alcune indagini avviate negli anni scorsi dalla Procura di Roma avevano già evidenziato alcuni illeciti commessi dai manager scelti dall’amministrazione comunale e poi finite anche nell’inchiesta sull’organizzazione guidata dall’ex estremista dei Nar Massimo Carminati e dal patron delle cooperative Salvatore Buzzi. Mai prima d’ora era stato però disegnato un quadro così dettagliato. Scrive Cantone: «Le disposizioni vigenti attribuiscono alla procedura negoziata carattere di eccezionalità imponendo adeguate motivazioni e la corretta applicazione del dettato normativo relativamente all’individuazione dell’importo stimato dell’appalto e al conseguente legittimo ricorso ad affidamenti in economia». In serata una nota di Atac precisa che «oltre il 90 per cento del valore degli acquisti aziendali viene svolto tramite gare di appalto telematiche. Come di consueto l’Azienda fornirà all’Autorità tutte le informazioni richieste nei tempi stabiliti, certa di poter rappresentare la coerenza dei comportamenti aziendali alle vigenti disposizioni di legge». Cantone e i magistrati stabiliranno se si tratti di giustificazioni convincenti.

continua sul Corriere della Sera 

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