Franco Califano è scomparso lo scorso 30 marzo, lasciando agli appassionati un mondo di parole quasi unico.
Parole senza particolari cortesie, srotolate con una capacità descrittiva impressionante: spavalde, illuminanti, fulminee, anche sgradevoli, se era necessario, ma sempre e solo sue.
"Non ho religione, non ho famiglia, a volte non ho nemmeno pensieri. Sono cresciuto prendendo calci e cercando di restituirli, quand'era possibile". Un autoritratto da cui partiremo, per raccontare le sue grandi doti di paroliere (sono sue E la chiamano estate, Minuetto, La musica è finita), le sue avventure sentimentali, le sue collaborazioni, i suoi successi, i suoi guai.
La storia, per dirla con Federico Zampaglione, "di un poeta del popolo, che il popolo ha sempre amato tantissimo".