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Salvator Rosa di Antônio Carlos Gomes

In onda venerdì 11 agosto alle 21.15

<i>Salvator Rosa</i> di  Ant&#244;nio Carlos GomesIl più noto dei compositori brasiliani, Antônio Carlos Gomes (Campinas, São Paulo, 11.VII.1836 - Belém, Pará, 16.IX.1896) fu uno degli autori più popolari tra '800 e '900.

Studiò clarinetto e violino, pianoforte e composizione. Vinse anche una borsa di studio per Milano, dove si diplomò in composizione nel 1866.

L'opera italiana fu per oltre tre secoli Regina e per questo molti musicisti stranieri venivano a soggiornare nel nostro Paese. Gomes fu uno degli ultimi a recarsi in Italia per perfezionarsi come operista.
L'attrazione per il melodramma italiano infatti ispirò al compositore brasiliano pagine melodiche potenti.

La sua penna si pose tra gli epigoni verdiani e l'avvento della Giovane Scuola e del Verismo, ma in lui l'eredità di Verdi si arricchì del gusto esotico e di una fastosa azione scenica.

La notorietà fu immediata. Delle sue opere, tutte su libretto in italiano, quella di maggior successo fu Guarany (1868), cui seguì, tra le altre, Tosca (1873) e l'oratorio Colombo (1892), composto per il IV Centenario della scoperta dell'America.

In Salvator Rosa (1874) è tutto molto italiano, a partire dal protagonista, il celebre poeta e pittore del Seicento, poi portato sul grande schermo da Dino Cervi.
Disegnata dal libretto di Antonio Ghislanzoni (Barco di Maggianico, Lecco 25 novembre 1824 - Caprino Bergamasco 16 luglio 1893), famoso librettista dell'Aida, Salvator Rosa narra la rivoluzione napoletana del 1647, capeggiata da Masaniello contro gli Spagnoli. Già Auber aveva affrontato lo stesso argomento ne La muta di Portici (1831), ma qui la narrazione si rifà alla novella Masaniello del francese Eugene Mirecourt.

L'opera è ricca di contrasti: dalla grazia della canzone napoletana Mia peccerella di Gennariello (nel primo atto e all'inizio del quarto) alla ferocia del duetto Masaniello-Salvatore.

Presentata al Teatro Carlo Felice di Genova nel 1874 conquistò il pubblico italiano per un ventennio grazie alla sua forza drammatica immediata.

Alto l'effetto teatrale e il successo venne dimostrato dalla presenza nei diversi teatri italiani fino al 1887, data dopo la quale uscì gradatamente dal cartellone, ma questo non significa che il lavoro presentasse dei limiti artistici. Si tratta piuttosto della normale evoluzione dei tempi, della moda e del gusto, nel senso che in quegli anni si assistette ad un progressivo mutamento della vocalità e della prassi compositiva.

Salvator Rosa (1615-1673)
Nacque a Napoli nel quartiere dell'Arenella e studiò dai Padri Somaschi, ma fu sempre attratto dall'arte. Nel 1635 si trasferì a Roma, dove ebbe successo (Prometheus, Palazzo Corsini). Trasferitosi a Firenze (1640), lavorò per la famiglia Medici come scrittore, poeta satirico, musicista e attore, finché nel 1649 tornò definitivamente a Roma. Personalità forte e coraggiosa, noto per il suo ardore rivoluzionario, è famoso per le sue scene di mare turbolente, ma sublimi.

La Trama
Napoli, luglio 1674, durante i moti rivoluzionari contro la dominazione spagnola. Salvator Rosa (pittore e musicista, personaggio noto nel Seicento italiano anche come poeta della scuola napoletana), riceve la visita di Masaniello, un oscuro pesatore di Amalfi, capo della rivolta popolare napoletana contro l'esoso governo spagnolo, e coinvolge l'artista nei suoi progetti rivoluzionari. In questo si intreccia l'amore tra il protagonista e Isabella, figli del Duca D'Arcos (che tiene la città sotto il dominio spagnolo) e l'ha destinata in sposa a Fernandez. Dopo una serie di inganni Masaniello cade avvelenato dal viceré spagnolo, che determina così la repressione dei moti popolari. Isabella si uccide per aver perso l'uomo che amava, Salvatore, che invece riconquista la libertà.


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