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Grandi direttori: Zubin Mehta

in onda venerdì 4 dicembre alle ore 17,00

Grandi direttori: Zubin MehtaAbituato com'è a vedere in un unico sguardo, una sull'altra, tutte le linee musicali che compongono i brani che dirige, il grande Zubin Mehta forse interpreta così anche la vita, tanto da intitolare la sua biografia "La partitura della mia vita" (2007).

È quindi davvero inutile tentare di riassumere vita e carriera di uno dei direttori d'orchestra più importanti del nostro tempo; basterà dire che a soli 25 anni Mehta aveva già diretto i Wiener ed i Berliner Philharmoniker, e che solo con la Israel Philharmonic Orchestra - di cui è stato nominato Direttore a vita - Mehta ha fatto più di 2000 concerti.

Nato a Bombay nel 1936, Zubin Mehta ha quello sguardo profondo e l'innegabile eleganza che paiono rivelare l'aristocrazia della sua nascita; appartenente ad una famiglia Parsi, Zubin racconta: "I miei primi ricordi da bambino sono segnati dall'importanza dei valori nella mia famiglia. Mi è stato detto dall'inizio che la nostra religione ha tre simboli: le buone parole, le buone azioni, i buoni pensieri. E io sono sempre cresciuto con questi tre principi in casa mia."; il padre di Zubin, Mehli Mehta, fu un grande violinista e direttore che si adoperò moltissimo per lo sviluppo della musica in India, con l'insegnamento, i concerti, fondando la Bombay Symphony Orchestra e diffondendo la musica cameristica; a lui è intitolata una Fondazione ed un Festival di musica da camera.

Fiero dell'opera divulgatrice compiuta dal padre, Mehta critica una certa chiusura culturale del suo Paese, tanto ricco di musica da non essere stato finora molto aperto ai repertori stranieri: lui invece ha portato l'India all'attenzione del mondo più volte, (ricordiamo le collaborazioni con Ravi Shankar); è forse vero cittadino del mondo, anche se rivela alcuni amori particolari: Vienna, Tel Aviv, Monaco, Valencia e la nostra Firenze, dove dal 1985 è direttore principale del Maggio Musicale Fiorentino.

Di Mehta ci colpisce l'impegno: "Non credo all'artista come spettatore passivo di cosa accade nel mondo. Sono convinto che anche un musicista debba prendere una posizione di fronte ad una situazione di emergenza. E credo anche che all'intolleranza - non paventata, ma messa in pratica - si debba rispondere con l'intolleranza... Non ho mai lavorato nel Sudafrica razzista, a Berlino Est, nella Grecia dei colonnelli, nei paesi a regime totalitario, mentre in Medioriente stiamo cominciando a mettere in pratica anche con la musica una pace difficile ma necessaria. Sì, la musica può dare il suo aiuto. Lo dico da persona che ha sempre creduto profondamente nel lavoro di Gandhi, Martin Luther King, Mandela, di coloro che hanno cambiato il destino dei popoli senza spargere sangue".

Per questo nel 1971 Mehta porta proprio la Israel Philharmonic (fondata nel '36 da rifugiati e perseguitati) a suonare in Germania; ecco allora nel 1999 il memorabile concerto a Weimar (non lontano da Buchenwald), quando sotto la sua direzione l'Orchestra di Stato Bavarese ha suonato insieme all'orchestra israeliana la seconda Sinfonia di Mahler.

Ci sembra che tanto basti per presentare questo grande direttore, il resto lo farà l'ascolto; proponiamo oggi due interpretazioni di Zubin Mehta a capo della New York Philharmonic Orchestra: la "Sagra della primavera" di Stravinsky e "La Valse" di Ravel; per il "Don Quixhote" di Richard Strauss invece, accanto ai Berliner Philharmoniker trviamo due illustri solisti: Misha Maisky al violoncello e la violista Tabea Zimmerman.

Ci congediamo da Zubin Mehta ricordando la sua risposta alla più classica domanda rivoltagli da intervistatore nel 1992 e che facciamo nostra: " Maestro, cosa può dire agli ascoltatori?" "Non dovrebbero solo ascoltare i dischi, ma andare anche ai concerti".

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