[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]

NOVEMBRE 2016


Fedele ascoltatrice della vostra trasmissione desidero comunicarvi alcune mie perplessità sull'intervento di Maurizio Bettini in riferimento al suo libro Elogio del politeismo.
Con molti cordiali saluti e auguri. 
Noemi Paolini 

Elogio del Politeismo?

Questi antropologi hanno dichiarato guerra al pensiero filosofico. Ma forse la verità è solo che non ne conoscono l’esistenza.
Ho due esempi di cui il secondo scoperto oggi stesso.                                    Il primo è quel Maurizio Ferraris il quale, nel suo Manifesto del nuovo realismo, benché consacrato filosofo, mostrava di scegliere la sua concezione della realtà non  per gli argomenti che  ne sostenevano la  credibilità ma per  una maggiore garanzia “emancipativa” sul piano dei comportamenti umani e del bene pubblico.
 Oggi per me si è aggiunto un altro Maurizio, l’antropologo Bettini, che ha manifestato nel suo Elogio del politeismo una vera nostalgia di quello “schema mentale” che in fatto di religione offriva al culto molte divinità  diverse e tutte allineate sullo stesso piano tanto da non creare motivo di reciproche gelosie.  Si meraviglia, anzi, del fatto che in gran parte del mondo si sia rinunciato a questa illuminata prospettiva religiosa.  La decisa e assoluta condanna del monoteismo, a cominciare da quello ebraico (non si fanno sconti né distinzioni) si fonda sul limite, conoscitivo ma soprattutto etico, dell’intransigente esclusione di ogni altra fede (“Non avrai altro dio fuori che me”) che ha portato alle guerre di religione, ai progrom, ai roghi degli eretici e all’inquisizione.
E fin qui , cioè finché il monoteismo a cui ci si riferisce è quello delle religioni tradizionali e confessionali (tra le quali l’ebraismo mi sembra sia stato meno repressivo) possiamo anche capire. La polemica ha trovato un illustre campione in Umberto Eco.  Meno ci convincono i rimedi additati in un ritorno a quel politeismo che sarebbe stato stranamente e ingiustamente escluso dal recupero della cultura greco-romana  da parte della civiltà occidentale moderna. Come mai, ci si domanda,  a differenza del teatro e della filosofia (aggiungerei la letteratura e l’arte in genere) la religione antica non è sentita attuale? Colpa del cristianesimo, si ripete, che ci ha fatto perdere quella libertà di crearci nuove divinità assimilando quelle degli altri o anche “producendone” di nuove (il politeismo sarebbe più “produttivo”, termine che mi richiama l’”emancipativo” applicato al pensiero).  
E qui a noi viene subito in mente la grande assente da questo discorso: la filosofia. Quella filosofia che già nella civiltà greco-romana aveva cercato di riportare la realtà a un principio unico (o dialettico come la bipolarità odio-amore o stasi-divenire ecc.) e non si era sognata di citare Zeus o  Esculapio se non in termini simbolici. E oggi il percorso delle culture più evolute fedeli a questo criterio unificante ha portato a concepire –pacificamente-  il divino o come immanente nella stessa natura o come un logos universale che agisce dall’interno o anche dall’esterno, e la varietà delle religioni tradizionali come proiezioni diverse e mitiche di un'unica intuizione del divino. Legittime e conciliabili tra loro se non figliassero etiche diverse e spesso contrastanti e , soprattutto, se gli orizzonti dell’ homo religiosus fossero aperti e tali da   far cogliere anzitutto l’indefinibilità di Dio nel suo infinito mistero che come tale trascende ogni umana raffigurazione.

Ma in realtà  sembra del tutto estranea all’esperienza interiore del nostro ricercatore, come la prospettiva filosofica, così anche la prospettiva dell’uomo religioso che tende alla verità assoluta per  conoscerla e amarla indipendentemente da ogni interesse pratico ( il valore economico, sociale o anche etico può essere solo una conseguenza, non una motivazione della ricerca religiosa che solo nelle sue forme meno autentiche e più diffuse e popolari chiede soprattutto  alle diverse divinità, come ai santi preferiti, protezione e, all’occasione, miracoli.          A questo punto è con un certo imbarazzo che aggiungo alla lista delle carenze  anche la difettosa prospettiva storica, lo scarso impegno per contestualizzare i fenomeni citando la mancata considerazione che nel mondo romano la  cultura dominante era fondamentalmente orientata verso finalità politiche  e queste motivavano sia i progetti augustei di ritorno a forme di culto arcaiche, sia l’accoglienza indiscutibilmente aperta alle diverse religioni e tradizioni . Anche l’opposizione della Fallaci alla creazione di una moschea  a Firenze, da Bettini citata come esempio di intolleranza cristiana, era motivata invece da uno “schema mentale” portato a valorizzare la cultura aperta ed evoluta di cui era per lei emblema Firenze col suo campanile di Giotto, rispetto a una cultura da lei ritenuta (come darle torto?) chiusa e oscurantista. Di questo non tiene conto il nostro autore anche se proprio lui aveva invitato a tenere sempre presenti gli “schemi mentali” da cui nascono le varie interpretazioni del reale. Strano a dirsi ma la trasmissione radiofonica da cui ho assunto (e trattato col mio irrefrenabile spirito polemico) queste conoscenze si intitolava alla “consapevolezza della propria mentalità”.
Una cosa comunque è certa: nello schema mentale di Maurizio Battini non compare né opera né “produce” idee la filosofia. E’ un tipo di ricerca totale e fondamentale del tutto estranea alla sua mentalità esclusivamente interessata ai finalismi etico-sociali. Fa presto perciò uno schema mentale che non coglie l’interesse religioso nella sua natura di tensione verso la Verità   a proporci di tornare a credere in Zeus, Afrodite e, perché no, anche in Huitzilopotli.
P. S.
Nell’attuale conformismo le numerose recensioni di questo libro reperibili in internet si limitano a riassumere e ad approvare.   Nessuno che si domandi: ma che dice questo? E’ impazzito?
_______________________________________________________________________________


Non sono a disagio perché schiacciato dall'architettura delle chiese moderne, basta non frequentarle. Sono schiacciato dall'architettura degli Antichi e Nuovi Dogmi, l'odor di fascine è sempre presente.

Giacomino  
______________________________________________________________________________

.............................Le belle trasmissioni su Islam e diritto mi hanno suggerito l'idea che anche  per l'Europa medievale e moderna  varrebbe la pena di mostrare come si sia di fronte, pur  nella straordianaria varietà di ésiti nel tempo e nello spazio, ad una comune civiltà del diritto, costruita  sulla base dei tre grandi lasciti del mondo antico - il pensiero greco, il diritto romano, il  cristianesimo - ma con sviluppi sorprendenti e originali, sino ai giorni nostri. Anche la common - law inglese è parte di questa storia........................................
Antonio Padoa-Schioppa
_______________________________________________________________________________

Salve, mi chiamo Ileana e faccio parte, con un gruppo ristretto di Amici, della associazione "isoladellacona" con sede nel goriziano. Vi ascolto da diversi anni e devo congratularmi con voi per il modo con cui trattate gli argomenti. Alcuni di noi si stanno via via avvicinando all'Islam, e non senza aver avuto vari problemi di carattere pratico.
Abbiamo cercato consigli un po' dapertutto scoprendo che in Italia, "Chi" possa far realmente da tramite al percorrimento dentro questa forma confessionale non ce ne siano tanti, anzi direi proprio vuoto. Anche perche' affidarsi nelle mani di un Imam, proveniente da altre latitudini , non e' mica cosa facile, per il fatto che noi provveniamo tutti da forme confessionali e modi di vita tutti diversi. ........
___________________________________________________________________________


Molto interessante la prima trasmissione sul diritto islamico, ma gravemente carente su un punto che mi sembra fondamentale: non si è spiegato il perché del taqlid, della sua nascita e della sua durata. Conto che questo problema venga affrontato in seguito, altrimenti si rimane sul piano puramente descrittivo.


Cordiali saluti

Luigi Cajani
___________________________________________________________________________

[an error occurred while processing this directive]