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Jean Claude Malgoire, la Grande Ecurie et la Chambre du Roy

in onda lunedì 19 novembre alle ore 6,00 (seconda puntata)

Jean Claude Malgoire, la Grande Ecurie et la Chambre du RoySi ispira alla Versailles del Re Sole e alla sua complessa struttura interna, e il suo nome lievemente altisonante ci riporta alla "grandeur" della più schietta tradizione francese: è il gruppo strumentale La Grande Ecurie et la Chambre du Roy; fondato da un gruppo di amici nel 1966, l'ensemble si è inizialmente dedicato alle musiche strumentali del XVI e XVII secolo, approdando poi nel 1974 anche al repertorio operistico di quel periodo.

La Grande Ecurie et la Chambre du Roy ha al suo attivo una importante carriera concertistica (oltre 1500 concerti realizzati in tutto il mondo) e discografica (ha superato le 100 incisioni, vincendo premi di rilievo come il Victoire de la Musique o quello dell'Académie du Disque Lyrique); partecipa inoltre regolarmente ai Festival dedicati alla musica barocca.

L'ensemble è guidato da sempre da Jean-Claude Malgoire,considerato uno dei pionieri della riscoperta della musica su strumenti d'epoca; nato ad Avignone nel 1940, il musicista inizia la sua attività come strumentista suonando nell'Orchestre de Paris (come corno solista ai tempi di Charles Munch).

Molto attivo come musicologo, Malgoire rilegge i repertori barocchi liberandoli dalle invadenti influenze delle datate interpretazioni romantiche e wagneriane; nella ricerca sul suono degli strumenti antichi compie le sue sperimentazioni, aprendo la strada a tutti i grandi studiosi ed interpreti degli anni '70; sempre sul versante musicologico, a Malgoire dobbiamo anche la riscoperta di alcune grandi opere del repertorio barocco: tra queste il Rinaldo di Haendel, l'Alceste di Lully, Les Vêpres Solennelles di Charpentier.

La sua curiosità lo ha portato ad esplorare non solo il mondo antico ma anche quello contemporaneo; Malgoire è stato anche uno dei solisti dell'Ensemble 2E2M e dell'Ensemble Européen de Musique Contemporaine fondato da Bruno Maderna.

Universalmente noto per essere associato all'Eurovisione, il Te Deum di Marc Antoine Charpentier, più noto come inno ambrosiano, è basato su un testo liturgico dell'anno 400; la versione musicale che ascoltiamo oggi è un brillante esempio del ricco stile del compositore francese; soli, coro, archi, fiati e percussioni realizzano un grande affresco sonoro di amplissime dimensioni, che ben riflette la grandiosità dell'epoca del Re Sole.

Altro brano appartenente al repertorio barocco che annoveriamo tra le musiche della memoria, consegnate al ricordo dall'uso fattone soprattutto sullo schermo, è il cosiddetto Adagio di Tomaso Albinoni, che è più esattamente la fortunata elaborazione fatta da Remo Giazotto di frammenti di una composizione del musicista veneziano.

Nel '700 vi era l'abitudine di offrire al pubblico, nel corso di esecuzioni impegnative come quelle di oratori, odi o serenate, momenti strumentali che ne alleviassero l'attesa; per ottemperare a quest'obbligo imposto per così dire dal mercato, pur se in una fase non positiva della propria ispirazione, Georg Friedrich Haendel tra il settembre e l'ottobre del 1739 crea i suoi 12 Concerti grossi op. 6, dati alle stampe l'anno seguente grazie ad una sottoscrizione pubblica; l'op. 6 di Haendel, assieme ai Concerti Brandeburghesi di Bach, rappresenta il culmine del genere del concerto barocco; di ascendenza corelliana, queste composizioni vedono interagire tra loro una sezione più ampia dell'orchestra (chiamara Tutti) ed una ridotta, spesso solistica, detta Concertino; ascolteremo oggi il Quinto di questi Concerti.

Il 1780 appartiene ad un periodo travagliato della vita di Wolfgang Amadeus Mozart; l'impiego che lo costringe a Salisburgo viene continuamente interrotto da viaggi (Milano, Parigi, Monaco, Vienna) nei quali egli cerca altre migliori collocazioni; è anche l'anno di composizione della Sonata da chiesa in Do maggiore K 336 che conclude la trasmissione di oggi.

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