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Poi, oh

di Marco Ardemagni

L'universo è grande: per visitarlo tutto
non ti basta certo il ponte dell'Immacolata.

Eppure tra tanti posti in giro per l'universo 
non ne hanno trovato ancora uno che possa ospitare 
un uomo in jeans e maglietta
(o in giacca e cravatta, se lì gli alieni sono più formali):
o fa troppo caldo, o fa troppo freddo
o manca l'ossigeno o ci sono troppe radiazioni, 
o c'è qualcos'altro che non va: tipo dei venti fortissimi.

Ma anche sulla terra, scegliendo un posto a caso col dito sulla mappa
avresti altissime probabilità di cadere in luoghi inospitali:
nel settanta percento dei casi 
affogheresti in mezzo all'oceano,
o in un mare piccolo, persino in un lago.
E non è bellissimo finire là senza le pinne tra i persici e i cavedani.

Altrimenti potresti finire sopra gelide montagne.
o direttamente in Artide o in Antartide.
Congelato in pochi minuti.
Poi ci sono i deserti, non solo il Sahara:
l'Atacama, il Gobi, il Kalahari.
O magari ti capiterebbe un posto dove la temperatura per qualche ora è accettabile
ma dove moriresti di stenti o di fame
nelle steppe caucasiche, nella foresta amazzonica
o anche solo di paura: di notte nelle Highland scozzesi.
Ma anche se, per una botta di fortuna, finissi in una città
voglio vedere che fine faresti ciondolando in certi quartieri di Chicago 
o di Città del Messico o di Johannesburg
o di Milano.

Insomma siamo creature fragili, 
capaci di sopravvivere solanto in una microscopica porzione del tutto.
E solo se tutto quello che c'è dentro e attorno a quella piccolissima porzione
funziona alla perfezione.

Poi, oh, a Parigi fate un po' come volete.
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