Lettera aperta ai signori candidati a Sindaco della città di Brescia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la bellissima lettera aperta di Marino Ruzzenenti ai candidati sindaco di Brescia

Oggetto: “Sito inquinato di interesse nazionale Brescia Caffaro”

Egregi signori,
mi permetto di rivolgermi a Loro per suggerire alcune considerazioni e proposte, che mi auguro possano essere comunemente condivise, finalizzate a rimettere in moto il complesso e difficile processo capace di portare a soluzione il grave caso di inquinamento da diossine e PCB, riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica dalla recente trasmissione “Presadiretta” di Rai3.

Mi azzardo a compiere questo passo in forza del lungo e costante lavoro di ricerca compiuto sul “caso”, ma anche dell’indipendenza da me dimostrata nei confronti delle amministrazioni pubbliche, di qualsiasi colore politico esse fossero, sottoposte a valutazione critica senza sconti di convenienza.

Anche in questa occasione ho letto diverse lamentele sulla presunta parzialità e sull’enfasi eccessiva dell’evento massmediatico di Rai3 della sera di Pasqua, esattamente come accadde con lo scoop di “La Repubblica” del Ferragosto del 2001. Sembra che le feste a Brescia portino male.

O forse portano bene?

Perché, all’opposto, si può anche constatare come fu proprio grazie a quel “temporale d’agosto” (come fu liquidato nel 2001 da qualche amministratore locale il servizio di Repubblica) che si avviarono quelle indagini ambientali che portarono a far emergere il più grave inquinamento da PCB e diossine mai verificatosi al mondo, perlomeno allo stato delle attuali conoscenze. E che, successivamente, si adottarono i primi provvedimenti emergenziali per cercare di tutelare al meglio la salute dei cittadini e ridurre, almeno in parte, l’esposizione umana a quei contaminanti cancerogeni, tentando di interrompere la catena alimentare.

Anche questo nuova “bomba mediatica” di Pasqua 2013 può tradursi, paradossalmente, in un’opportunità. Non mi interessa qui ripercorrere questi 12 anni e partecipare alla discussione sulle responsabilità, che ho visto riempire le pagine dei giornali. Vorrei condividere con Loro, invece, una prima e indiscutibile constatazione: dopo il 2001, col passare del tempo, si è fatto strada un po’ tra tutti noi l’idea che i bresciani potessero tornare a convivere con PCB e diossine e che un’Ordinanza sindacale, di natura squisitamente emergenziale e di durata semestrale, se reiterata per un numero infinito di volte, potesse surrogare la mancata bonifica. Fingendo che quell’Ordinanza, che condannava decine di migliaia di cittadini, anziani, madri, bambini, a vivere reclusi in casa e su aree rigorosamente cementate o asfaltate, potesse essere rispettata. Benvenuta, dunque, la scossa di “Presadiretta” che ha strappato questo velo consolatorio dietro il quale, più o meno inconsapevolmente, abbiamo cercato di rimuovere ancora una volta il problema.

Questa scossa dobbiamo coglierla come un salutare stimolo a riprendere in mano questo tremendo problema e a cercare insieme di definire un percorso, impegnativo, ma certo nelle sua operatività, per costruire una soluzione definitiva e duratura al disastro ambientale che ha colpito una parte della nostra città, dove i cittadini hanno diritto di tornare a vivere come tutti gli altri.

Detto questo, formulo, sinteticamente la proposta di percorso che potrebbe, e a mio parere dovrebbe, essere condivisa da tutti come terreno di un comune impegno. Mi accorgo di essere un po’ stonato rispetto all’incomunicabilità irriducibile che si registra tra le diverse forze politiche nel Paese. Non propongo un “minigovernissimo” locale, ma un terreno di comune lavoro su un problema specifico che deve trovare tutti uniti e che dovrebbe essere liberato dalle legittime diatribe politiche.

Infine la proposta:

Premessa:
1. Condivisione della gravità dell’inquinamento da diossine e PCB, in particolare dopo che anche questi ultimi sono stati riconosciuti altamente tossici e cancerogeni per l’uomo; quindi, tenendo conto della contaminazione umana in essere, riconoscimento della necessità di non esporre ulteriormente i cittadini agli stessi inquinanti.
2. Condivisione del fatto che l’Ordinanza sindacale d’emergenza non può surrogare la mancata bonifica e che solo una prospettiva certa di bonifica può indurre i cittadini ad osservare, intanto e per un periodo definito, i divieti: da sola, infatti, l’Ordinanza non mette del tutto al riparo i cittadini dall’esposizione a PCB e diossine, mentre dalla Caffaro l’inquinamento continua a diffondersi in ambiente, come certifica l’Arpa.
3. Quindi, condivisione della necessità di costruire un Programma generale di bonifica, articolato nei diversi settori (rogge e falda, terreni agricoli, terreni di abitazioni private, terreni pubblici, sito industriale,…) che possa restituire ad integrum quel territorio della città agli attuali cittadini ed alle generazioni future.

Percorso:
1. Un Programma di questa portata richiede l’attivazione di risorse scientifiche e tecniche straordinarie, compresi probabilmente anche filoni di ricerca assolutamente innovativi, reperendo il meglio che offre non solo in nostro Paese, ma anche l’Europa e non solo; richiede inoltre una consistente ed adeguata dotazione finanziaria, sia per la ricerca, sia per l’operatività degli interventi di bonifica, sia per il risarcimento dei danni subiti dai cittadini a partire dagli agricoltori, sia per le trasformazioni ed il riuso più consono delle aree del sito, in particolare di quello industriale e non solo.
2. Occorre quindi fin da subito costruire un Progetto di bonifica e di riuso del sito che possa accedere anche agli appositi fondi europei, sul modello di quello della regione della Ruhr, ovviamente corredato da adeguati finanziamenti reperiti nel nostro Paese (Comune, Regione, Governo, Fondazioni…). A tal fine andrà costituito un Comitato tecnico scientifico, formato da esperti di comprovata competenza, per elaborare il Progetto stesso.

Operatività:
1. Il nuovo sindaco, chiunque esso sia, creerà immediatamente un gruppo di lavoro cui partecipi almeno un esponente di ogni forza politica, che si dichiari impegnato prioritariamente nella realizzazione del percorso sopra delineato, curando che possibilmente nel suo insieme sia espressione dei diversi livelli istituzionali (circoscrizione Brescia sud ovest; Comune; Provincia; Regione; Parlamento nazionale; Parlamento europeo).
Ovviamente, nel frattempo non si deve star fermi: l’Asl deve tornare ad occuparsi con progetti mirati al “sito” di sorveglianza sanitaria dei cittadini, in particolare dei bambini e del latte materno; gli interventi di messa insicurezza necessari devono andare a avanti; ai contadini va rimborsata l’Imu; ai bambini di Chiesanuova restituito il giardino ripulito...
2. Il gruppo di lavoro dovrebbe essere presieduto da una personalità esterna a Brescia che funga da garante, individuata per la comprovata competenza, per il profilo etico e per la dimostrata autonomia.


In conclusione, aggiungo sommessamente, che la mia personale disponibilità, oltre a continuare nei miei sudi, potrebbe tradursi nell’indicare, a questo proposito, un nome o una terna di nomi.

Non chiedo un giuramento su questo progetto. Basterebbe la parola, come accadeva dalle mie parti nell’Alto Mantovano nel secolo scorso tra i contadini. La parola, cui segua un’azione coerente. Magari in occasione di un incontro pubblico, organizzato dalle mamme di Chiesanuova.

Cordiali saluti e buon lavoro,

Brescia, 4 aprile 2013
Marino Ruzzenenti

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