Glenn Gould, pianista canadese dalla multiforme personalità, grande interprete in particolare delle composizioni bachiane (delle quali ci ha lasciato un ineguagliabile patrimonio di registrazioni), e controverso personaggio assurto all'alveo della mitizzazione, è scomparso a soli cinquant'anni nel 1982, dopo aver rivoluzionato l'approccio al suo strumento.
Questo pianista è apparso fin dall'inizio nel segno di una novità radicale, che sconcertò molti e fomentò feroci opposizioni (alimentate anche dalla sua spettacolare eccentricità, specie nel modo plateale di suonare), fino a che il suo genio non venne pienamente riconosciuto, al punto di diventare un vero e proprio oggetto di culto e un modello di vita, oltre a dare vita a neologismi come "gouldiano" o "gouldismo".
Oltre che un pianista, Glenn Gould è stato dunque "un modo" inedito di pensare la musica. Ciò che egli ha detto e scritto di Bach o di Schönberg, di Richard Strauss o di Beethoven, di Mozart o di Boulez, è a volte tagliente ma sempre di un tale acume che obbliga a rimettere in discussione di volta in volta le convinzioni acquisite.