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L'opera lirica: King Priam

in onda martedì 29 maggio alle ore 21,00

L'opera lirica: King PriamDopo il genere della commedia lirica, che aveva ispirato la sua prima opera "The Midsummer Marriage", Michael Tippett si volge alla tragedia epica - riletta attraverso Racine e Brecht - e nel suo King Priam vuole mostrare "l'assoluta solitudine dei personaggi tragici sotto lo sguardo di un Dio nascosto".

L'opera narra un dramma familiare, ripartito simmetricamente tra i tre protagonisti maschili (Priamo ed i figli Ettore e Paride) e quelli femminili (Ecuba, Andromaca ed Elena); naturalmente la passione amorosa è solo un iniziale pretesto e la storia diviene, più universalmente, paradigma dell'ineluttabilità delle tragiche conseguenze delle azioni umane.

Seguendo il poeta ed amico T. S. Eliot (che Tippett chiamava suo "mentore spirituale") secondo cui "in poesia le parole vengono alla fine", il compositore - che fu anche librettista delle proprie opere - tracciò dapprima un'architettura essenziale dal punto di vista testuale e drammaturgico, raccogliendo tutti i possibili dati e stimoli, poi concretizzati in semplici abbozzi; la parte musicale venne solo alla fine di una lunga gestazione che durò circa tre anni.

Nella musica del "King Priam" accanto un ricercato arcaismo ritroviamo raffinati echi stravinskiani: Tippett ripropone l'antica prassi della lettura ad episodi staccati ed affida al coro un ruolo assai importante; l'uso imponente degli strumenti a fiato e delle fanfare da battaglia realizza sulla scena il clima di continuo conflitto che attanaglia i personaggi, e la diversa espressività dei protagonisti dà luogo ad episodi assai differenziati, in cui le varie famiglie orchestrali (cui spesso si unisce il pianoforte) si abbinano con grande suggestione.

Per Tippett la musica è inseparabile dalle altre forme creative e di attività intellettuale, e fino alla morte avvenuta in tarda età (nel 1998 a ben 93 anni) l'artista si è interessato di arte, filosofia, psicanalisi; fu uomo di enorme sensibilità, amante dei viaggi e dei colori sgargianti ma anche della solitudine e della riflessione.

Nominato baronetto nel 1966, Tippett fu insignito nell'83 dell'Ordine dell'Impero Britannico; da sempre attivo pacifista, il musicista si era imposto in anni difficili con l'oratorio "A child of our time" del 1939, che affronta i modo assai diretto le tematiche a lui più care, pace e guerra appunto.

Tippett analizza la propria ispirazione e la creazione musicale anche sotto un aspetto che si potrebbe definire "etico", e molto attuali ed interessanti sono alcune sue considerazioni: " Nel testo poetico usato per la Terza Sinfonia ho incluso un verso che mi sono sentito costretto a scrivere: "Il mio fratello è il mio torturatore". E' un verso spaventoso, e non so nemmeno se ne comprendo appieno il significato. Eppure so istintivamente che c'è qualcosa che noi dobbiamo affrontare, c'è qualche fattore, che non abbiamo ancora compreso, che riguarda il perché la gente si comporti in modo violento. Temo che a meno che non facciamo un sforzo chiaro e preciso di comprensione non riusciremo a superare quest'ostacolo. Le mie reazioni emozionali a favore delle vittime della guerra contro il concetto di eroismo militare non mi rendono necessariamente una persona migliore dei cosiddetti eroi".

"King Priam", una delle opere più rappresentative del lacerante secondo conflitto mondiale, andò in scena un giorno prima della première di un altro grandioso lavoro incentrato sulla guerra, il "War Requiem" di Benjamin Britten; per la prima rappresentazione (29 maggio 1962) il regista Peter Brook si ispirò ad istanze assai realistiche e non simboliche, ben seguendo la linea tracciata da Tippett che delinea principalmente la dolorosa lacerazione interiore dei protagonisti.


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