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Lo scopo del lavoro agile viene definito dall’articolo 1 del ddl («incrementare la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro») ed è interessante il binomio perché corregge la rigidità e le inefficienze delle grandi organizzazioni. I requisiti sono l’esecuzione della prestazione fuori dai luoghi aziendali anche solo in parte (un giorno a settimana), la possibilità di usare strumenti tecnologici per svolgere il lavoro in remoto e l’assenza di una postazione fissa anche fuori dai locali aziendali. Il principio affermato dal ddl è la volontarietà a sua volta regolata da un accordo scritto tra le parti, nel quale siano definiti modalità e utilizzo dei devices tecnologici. L’intesa deve indicare anche le fasce orarie di riposo. Il lavoro agile può essere per un tempo determinato o indeterminato ma si può recedere solo per giusta causa o con un preavviso non inferiore ai 30 giorni.
Il trattamento economico e normativo non deve essere inferiore a quello degli altri addetti che operano in azienda. I controlli del datore di lavoro devono restare nell’ambito dell’accordo individuale o nel rispetto della legge sui controlli a distanza. Gli articoli 6 e 7 regolano la sicurezza e gli infortuni. Grazie a un accordo con l’Inal il ddl copre sia gli infortuni occorsi lavorando fuori azienda sia quelli avvenuti durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione al coworking (per esempio).
Saranno riconosciuti anche gli incentivi fiscali e contributivi che la Stabilità prevede per la contrattazione di secondo livello. I contratti collettivi posso integrare le norme di legge. Secondo Elisabetta Caldera, direttore risorse umane di Vodafone Italia, «il ddl è un passo avanti nell’era del digitale, riempie un vuoto normativo e apre la strada a una visione dell’organizzazione del lavoro centrata sul risultato e non sulla presenza». Vodafone Italia è al primo posto tra le aziende che già usano lo smart working : per un giorno a settimana sono stati coinvolti nel 2014 2.300 dipendenti. A giudizio di Arianna Visentini, presidente di Variazioni (consulenza per il welfare) il ddl migliora i testi circolati in passato, «non pone vincoli di numero, riduce al minimo procedure e burocrazia, tutela la volontarietà e parla di incentivi alla produttività». Bisognerà solo vedere se molte piccole aziende che stipulavano informalmente degli accordi saranno pronte a recepire gli obblighi di legge.
sito del Corriere della Sera