[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]

Il leader che trionfa con l'umiltà

Bill Emmott - La Stampa

Il leader che trionfa con l'umiltàCosa fa il successo di una leadership, in questi tempi difficili? Nei giorni scorsi l’America ha incontrato due leader stranieri assai diversi fra loro: uno europeo (anche se di origine latinoamericana) e uno cinese. Uno (sì, Papa Francesco) ha cercato di imporsi usando l’umiltà. L’altro (il presidente Xi Jinping) ha fatto di tutto per sembrare esattamente l’uomo forte che qualche settimana fa aveva presieduto a Pechino un’imponente parata militare. Io scommetto che quello che lascerà il segno più profondo è quello che è arrivato in Cinquecento. Certo, un «segno profondo» è impresa difficile negli Stati Uniti, il Paese con una capacità d’attenzione limitata, il Paese delle celebrità istantanee e altrettanto istantaneamente dimenticate, dove Donald Trump sta ancora imitando con successo i sistemi usati da Silvio Berlusconi per dominare la scena politica. E un Presidente cinese, duro o no, è sempre visto dagli americani come una sorta di nemico. Ma ci sono buone ragioni per pensare che Papa Francesco possa lasciare il segno. Un motivo è che lo stile della sua leadership sembra rispondere a un autentico bisogno, su entrambe le sponde dell’Atlantico. La forza, così come il puro potere politico, sono ormai screditati, vuoi dalla guerra vuoi dalla crisi finanziaria. La pubblica opinione si è fatta più cinica nel giudicare gli uomini politici e le loro motivazioni, in particolare quando provengono dalla politica istituzionale che molti incolpano degli attuali guai dell’Occidente. In un certo senso nessuno potrebbe essere più istituzionale del capo della Chiesa cattolica romana, probabilmente la più antica corporazione politica del mondo. Eppure come gli europei sanno bene, ma gli americani (almeno quelli non cattolici) meno, Papa Francesco si è distinto per essere ben poco istituzionale, per nulla corporativo e dotato di una maggiore intelligenza politica rispetto ai predecessori. Per anni in America la Chiesa cattolica è stata screditata dagli scandali per gli abusi sessuali e i Papi con essa. Uno dei punti di forza di Papa Francesco è di essere, tra gli ultimi pontefici, il primo e il solo che gli americani non ritengono colluso. Ecco perché l’umiltà di Papa Francesco, e il suo rifiuto di aderire alla grandiosità e alle strutture e alle pratiche consolidate della sua Chiesa, possono far vibrare una corda nell’animo degli americani. Di solito gli americani ammirano il potere e la ricchezza e non hanno nessuna paura dell’opulenza. La modestia non è una caratteristica americana. Gli atti di umiltà sono spesso giudicati con cinismo. Ma Papa Francesco ha superato tutto questo perché la sua umiltà è piena di sostanza e appare del tutto genuina, e anche grazie al contrasto con gli scandali del passato. Soprattutto la sua possibilità di avere un impatto duraturo nasce dall’unione della sua modestia con il suo modo diretto di presentarsi come una voce bipartisan. L’America è diventata ancora più partigiana, ancora più incline a vedere le cose in termini di «noi contro loro», ancora più tribalmente repubblicana o democratica. Un Papa, ovviamente è la quintessenza dello spirito di parte, fedele alla sua fede e alla sua Chiesa. Ma le sue posizioni sembrano comporre le divisioni dell’America, offrendo qualcosa a entrambe le parti, con un linguaggio dolce e affascinante. È una vera impresa riuscire a farsi lodare tanto dai repubblicani come dai democratici. Aiuta il fatto che Papa Francesco sia al contempo conservatore da un punto di vista sociale e progressista in economia, facendo così presa con aspetti diversi della sua personalità e dei suoi punti di vista su ambo le parti. Ma grazie ai suoi modi indipendenti, non autoreferenziali, al suo stile gentile nel persuadere, potrebbe, almeno potrebbe, aver indebolito la resistenza al compromesso, aperto la via all’idea che il mutamento climatico, l’immigrazione e la diseguaglianza sociale non sono problemi tribali, bianchi o neri ma temi seri che devono essere affrontati. Cosa possa ottenere il presidente Xi Jinping dalla sua visita in America è meno chiaro. Anche lui ha qualcosa da dire sui cambiamenti climatici e ha degli annunci da fare. Ma, nel suo caso, i suoi veri problemi e il suo pubblico si trovano in patria. Sotto questo aspetto la sua leadership, e il suo atteggiamento verso la politica, sono più americani di quelli di Papa Francesco.

sito della Stampa 
[an error occurred while processing this directive]