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Progetto Puccini: la Bohème

in onda venerdì 14 novembre alle ore 21,00

Progetto Puccini: la BohèmeÈ il 1 febbraio, 3 anni esatti sono passati dalla prima clamorosa di Manon Lescaut e nel 1896, sempre al Teatro Regio di Torino, fa il suo debutto "La Bohème" una delle più amate opere di Puccini; il romanzo "Scènes de la vie de Bohème" di Murger fu negli stessi anni musicato anche da Leoncavallo, ma l'opera pucciniana col suo successo e con le polemiche che seguirono eclissò per sempre la sua omonima.

Scrive Giulio Ricordi: "Il soggetto venne scelto da Puccini e non mancai di fargli presenti le grandissime difficoltà sceniche e musicali cui si andava incontro: Ella sa benissimo come Puccini fosse infervorato, come assolutamente volle quel soggetto e le relative lettere polemiche con Leoncavallo. Ed ora - scusi la frase - se la fa nei calzoni, davanti alle prime difficoltà... Io però spero si tratti di una delle solite esitazioni comuni ai compositori, e molto comuni in Puccini, e che passerà presto: è necessario che Puccinone lavori, e con lena, e presto, tutto d'un fiato, altrimenti l'opera non riuscirà".

Questa lettera del 1893 era indirizzata a quel Luigi Illica che già aveva collaborato al libretto di Manon e che avrebbe elaborato quello di Bohème insieme a Giuseppe Giacosa, costituendo il famoso binomio legato ai più grandi successi pucciniani.

Illica l'irrequieto, dopo una giovinezza avventurosa divenne valido esponente della Scapigliatura milanese producendo scritti e testi teatrali; scrisse inoltre quasi 40 libretti d'opera per compositori come Mascagni, Catalani, Giordano, e, naturalmente, Puccini; con lui ebbe un'amicizia confidenziale e profonda, come si evince da questa lettera di Puccini del 1893: "E Bohème come va? Io è tanto che aspetto un Gia... cosa (vuoi farci?). Credo Ricordi a Parigi - anche di lì niente ho più saputo e comincio a essere stufo! A Milano troverò modo di lavorare se non a Bohème a qualche altra cosa che tireremo fuori insieme, eh!... Intanto scruta le cellule tue fosforiche..."

Il rapporto tra i due fu anche conflittuale, a causa dall'indole focosa di entrambi e dal contrasto tra l'esigente musicista e il letterato, poco propenso a veder modificare le sue pagine; così Giacosa commenta con Illica la sua prima stesura del libretto: "Ho letto e ti ammiro. Hai saputo trarre un'azione drammatica da un romanzo che a me parve sempre squisito ma poco sceneggiabile. I primi atti sono composti stupendamente. L'ultimo non lo vedo ancora o lo vedo troppo simile a tanti altri. Ma lo si può trovare. Mi sorride l'idea di collaborare con te, spirito agile e largo.".

Giuseppe Giacosa, caratterialmente opposto ad Illica, sfrondò nel libretto il lavoro del collega; così nel 1905 lo descriverà, rimpiangendolo, Ricordi: "Il buon Giacosa, ottimista per natura, era il vero cuscino di piume, la vera zona neutra fra il vulcano Illica e le incertezze pucciniane, e le impazienze editoriali! A tali qualità passive, ma utili, aggiungeva poi la fluenza del verso che con abilità veramente unica plasmava sulle idee e sui concetti pieni di vita, di risorse sceniche, di efficacia, che con miliardaria ricchezza profondeva Don Luigi. Dal che un connubio felice, anche nel senso che per miracolo vero, mai non si deplorò alcun screzio! ".

Nell'opera si intrecciano le memorie bohèmien del giovane Puccini e le esigenze estetiche e poetiche del suo nuovo ideale formale e sonoro; nella storia di Mimì e Rodolfo il dramma, non più eroico, si riveste di un registro poeticamente quotidiano che non si addentra nelle profondità del verismo e rimane così leggiadramente simbolico.

La prima torinese, diretta da un Toscanini ventottenne, fu accolta tiepidamente, ma a Palermo 2 mesi dopo all'opera viene decretato dal pubblico - pur contrastato dalla critica - un vero trionfo; di Bohéme, definita "opera essenziale di Puccini", offriamo un ascolto di prim'ordine nella versione incisa nel 1972 con la Freni, Pavarotti e i Berliner Philharmoniker diretti da Karajan.

150° Anniversario Giacomo Puccini

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