È pressoché impossibile slegare la figura di
Ferdinand Ries (Bonn, 28 novembre 1784 - 13 gennaio 1838) da quella di Ludwig van Beethoven. Il violinista Franz Anton Ries, padre di Ferdinand, fu per un breve periodo professore di Beethoven Bonn e grazie ad una sua lettera di raccomandazione nel 1803 Ferdinand, alla ricerca di una strada che lo portasse a Vienna, si presentò al celebre maestro suo conterraneo.
Da quel momento Beethoven seguì con cura la formazione del giovane musicista: gli impartì lezioni di pianoforte, lo mandò a lezione di armonia e composizione da Johann Georg Albrechtsberger e lo raccomandò come insegnante di pianoforte presso diverse case aristocratiche.
In occasione della seconda esecuzione in pubblico del suo Terzo concerto per pianoforte e orchestra, Beethoven pensò che il suo pupillo fosse pronto per il debutto. Lo scelse quale interprete solista e gli chiese di scrivere la cadenza per il primo movimento.
I resoconti dell'epoca riportano che Ries ne scrisse due: una brillante, ma molto difficile, e un'altra più facile da eseguirsi, ma meno bella. Durante l'esecuzione in pubblico, contrariamente a quanto concordato, Ferdinand Ries eseguì la cadenza più difficile, lasciando il maestro col fiato sospeso. Andò bene e il concerto fu un successo. Ma dopo, in privato, Beethoven disse all'allievo:
"ricordati che se tu avessi incespicato, avresti perso definitivamente la mia amicizia e non avresti potuto continuare a prendere lezioni di musica da me."
Ries continuò a lavorare per Beethoven come segretario e copista, riuscendo a conquistarsi la sua fiducia e amicizia. A Londra, dove visse tra il 1813 e il 1824 e dove divenne uno dei direttori della Philharmonic Society di Londra, rimase in contatto epistolare con l'anziano maestro e contribuì alla pubblicazione di molte sue opere in Inghilterra dopo la pace del 1815. In seguito, nel 1838, assieme a Franz Wegeler pubblicò un'importante raccolta di ricordi su Beethoven.
Dal catalogo delle sue opere ascolteremo oggi il
Trio in do minore per pianoforte, violino e violoncello, op. 143,
40 preludi per pianoforte, op. 60 e la
Grande sonata in sol minore per violoncello e pianoforte, op. 125, composta nel 1823.
Concluderà il programma la
Fantasia n. 11 per flauto e pianoforte su temi dall'opera
"Mosè in Egitto" di Rossini, dalle due fantasie op. 133 originariamente scritte per pianoforte solo.