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Ripartiamo dalla critica!

Recensione - Le novità editoriali

Un fondo di Maria Teresa Carbone, apparso sul Manifesto del 12 novembre, ci riporta indietro negli anni. Trasmette infatti una notizia proveniente dalla Francia, dove è stata inaugurata una nuova rivista: “La Revue des Livres”. I francesi come sempre hanno le idee chiare: è tempo di turbolenze, dicono, ne abbiamo piene le scatole, allora ripartiamo dalla critica! La rivista propone quasi esclusivamente recensioni, rinnovando con rigore una delle forme gionalistico-letterarie più stanche e invitando a rinunciare all’autoreferenzialità che negli ultimi tempi ne ha falcidiato il gusto. Ben fatto. Noi non siamo da meno, come informa Repubblica sempre del 12 novembre. Dove Antonio Gnoli segnala l’uscita per Adelphi de “La selvaggia chiarezza”; in cui Franco Volpi spiega finalmente la filosofia impenetrabile di Martin Heidegger (il pensatore tedesco noto per l’opera “Essere e tempo” del 1927) permettendo di chiarire le sue idee e i suoi concetti, affascinanti quanto di non facile comprensione. 

Intanto rispuntano quelli di TQ, il movimento di scrittori più o meno giovani che sta provando a movimentare le acque delle scena letteraria italiana; i quali annunciano sul Manifesto del 18 novembre una proposta di legge di iniziativa popolare per la promozione del libro, presentata ad un recente Forum di Matera e puntata sul vecchio e condivisibile adagio della qualità e non della quantità. Notiamo la stampa nazionale, ad eccezione appunto del Manifesto, ha smesso di occuparsi di questo gruppo di giovanotti, che d’estate tuttavia è servito a riempire le pagine culturali. Come si diceva negli anni Settanta: il dibattito è aperto.

Ed è un’opera aperta anche il nostro rapporto con la sessualità. A tal proposito Fabiana Giacomotti invece lancia un grido di allarme sul Foglio del 12 novembre, mostrando come in televisione e sul Web dilaghi la tendenza di raccontare ed esibire i propri rapporti. Un outing del dilettante, conclude la giornalista, che mette in affanno anche l’industria del porno (solo in affanno perché quello è un settore duro a morire!).

Fa piacere leggere di Keith Carradine, l’attore feticcio di Robert Altman ospite del 29° Torino Film Festival, che racconta a La Stampa del 12 novembre i vecchi tempi di quando girava “I Compari” e “Nashville”. Di fatto si tratta di un’anticipazione del libro curato da Emanuela Martini e dedicato al Maestro americano, che l’editore Il Castoro fa uscire in questi giorni. Invece il giorno prima sul Corriere della Sera David Lynch appare arrabiato e a Matteo Persivale dice il cinema è rovinato dal Web e le sale cinematografiche sono in pericolo perché rimpiazzate da telefonini e iPad. Così all’insegna dell’io speriamo che me la cavo! I Maestro ha deciso di trasferirsi a Parigi; di dedicarsi alla musica, pubblicando il disco “Crazy Clown Time” tra pochi giorni nei negozi; di vendere, a 2.800 Euro l’una, delle poltrone da lui disegnate; di inaugurare una Mostra, con i suoi quadri e le sue installazioni; di girare solo spot pubblicitari per Dior, Gucci e Dom Perignon; infine di aprire un locale, il Silencio, sempre nella capitale francese. Pare Stanley Kubrick, dopo aver visto negli anni Settanta il primo film di Lynch “Eraserhead”, lo definì un genio. Ci sta. Certo era troppo presto, pure per uno come Kubrick, accorgersi che era anche un dritto. Ma il fenomeno dilaga. 

Einaudi, attraverso una massiccia campagna promozionale, raccomanda i lettori di acquistare il libro di Murakami Haruki entro il 30 novembre (in modo da ottenere uno sconto del 25%). E’ un consiglio che ha i suoi meriti, ma insomma si devono dare una mossa perché, sempre da Einaudi, ricordano non si tratta solo di un libro bensì di un capolavoro che contiene degli universi. Sono tutti dritti. Più sobriamente Francesco Guccini ha dichiarato (L’Unità del 19 novembre) si esibirà a Jesolo e a Bologna e poi forse chiuderà con i concerti. Al momento non è prevista nessuna partecipazione da Fabio Fazio. Chissà cosa pensa il cantautore delle trasformazioni del mercato discografico causate negli ultimi anni dall’avvento della Rete, l’ultime delle quali sono raccontate dalla Stampa del 18 novembre a firma di Bruno Ruffilli; che ci mette al corrente dell’arrivo online di Google, che da ora spartirà il grande business della musica digitale insieme a Apple e Amazon. Forse a Guccini farà più piacere apprendere che uno irregolare come lui, un grande del fotogiornalismo come Mario Dondero, riceva in questi giorni il Titolo di Socio Onorario dell’Accademia di Brera e il Diploma di Secondo Livello Honoris Causa. Se lo merita, e bene ha fatto l’editore Bruno Mondadori a dedicargli recentemente una biografia. 

Infine due pubbicazioni Adelphi. Una l’annuncia L’Unità del 18 novembre, attraverso uno stralcio della prefazione curata dal germanista Luigi Reitani, ed è la “Autobiografia” di Thomas Bernhard; di fatto un cofanetto che raduna i cinque libri autobiografici pubblicati dallo scrittore austriaco tra il 1975 e il 1982 (“L’origine”, “La cantina”, “Il respiro”, “Il freddo”, Un bambino”) La seconda pubblicazione viene invece riportata in un articolo di Gianni Vattimo sulla Stampa del 18 novembre. Il filososo segnala il volume conclusivo dell’epistolario di Nietzsche. In esso è contenuta un’osservazione folgorante, rintracciata in un biglietto scritto da Torino il 6 gennaio 1889. Nel biglietto infatti Nietzsche si lamenta di essere Dio. In effetti non doveva essere facile, neppure per uno in gamba come lui. Sai quante cose da fare. 


A cura di Vittorio Castelnuovo
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