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Progetto Wagner: Rienzi, l'ultimo tribuno

in onda venerdì 19 luglio alle ore 21,00

Progetto Wagner: Rienzi, l'ultimo tribuno "... Adunata grannissima moititudine de iente, sallìo in parlatorio, e sì parlao e fece una bellissima diceria della miseria e della servitute dello puopolo de Roma. Puoi disse ca esso per amore dello papa e per salvezza dello puopolo de Roma esponeva soa perzona in pericolo. Puoi fece leiere una carta nella quale erano li ordinamenti dello buono stato.".
Così è descritta da un contemporaneo l'avventura politica di Cola di Rienzo, nella gustosissima narrazione di un anonimo del XIV secolo che nella "Cronica Vita di Cola di Rienzo" racconta appunto li fatti primi de Cola de Rienzi, lo quale se fece chiamare tribuno augusto.
Prima di guardare a storie ed eroi del mito nibelungo - cosa che avrebbe poi fatto meglio di chiunque altro - il giovane Richard Wagner si rivolge alla storia italiana del Trecento, e prende come protagonista della sua nuova opera proprio Cola di Rienzo, definito dal Petrarca "... un tempo temuto tribuno di Roma, ora il più misero degli uomini".
Quarantanovesimo lavoro nel catalogo di Wagner è dunque Rienzi, l'ultimo tribuno, a cui egli inizia a lavorare nel 1837 desumendone il libretto dal romanzo "Rienzi, the Last of the Roman Tribunes" di Edward Bulwer-Lytton.
In quel periodo Wagner si trova decisamente nei guai, a causa dei debiti: inseguito dai creditori è costretto a rocambolesche fughe per mare che lo porteranno a Londra e poi Parigi, e più di una volta finisce in galera, dove continua comunque la stesura dell'opera.
Nel primo '800 nei teatri d'opera di tutta Europa imperversa il genere francese del grand-opéra, caratterizzato dal soggetto storico, ampie dimensioni, grande ricchezza di scene ed organici, copioso uso di cori e balletti: Auber, Halévy e Meyerbeer sono gli autori più illustri di questo specifico genere, che annovera anche opere di Rossini e Berlioz.
Wagner con il suo "Rienzi" tenta di conquistare le scene ed il pubblico di Parigi: l'avventura del tribuno, la sua brillante ascesa, il tentativo "repubblicano" di Cola, le alterne fortune e la tragica conclusione sono narrate con grandiosità e dovizia di mezzi scenici e musicali in oltre sei ore di mastodontico spettacolo.
L'opera però in Francia non venne accolta affatto ed il musicista dovette rivolgersi nuovamente ai teatri tedeschi: nell'ottobre del 1842 Dresda ne vide la prima rappresentazione, che ebbe un'ottima accoglienza e fu seguita da altre (anche ripartite in due serate); in seguito a questo successo Wagner poté così guadagnarsi l'incarico di kapellmeister locale.
La figura di Cola, grande comunicatore che improvvisava i suoi comizi con allegoriche scenografie e su modello degli antichi oratori romani costruì il suo sogno di giustizia, diviene espressione di quel grande afflato politico che animava i giovani negli anni '40 dell'800; Wagner non si sottrae a questo impeto anche se presto lo abbandonerà per sublimare le sue passioni in senso assai più epico e metafisico.
Wagner stesso disconobbe almeno in parte il suo "Rienzi" impedendone (come anche per "Le Fate" e "Il divieto d'amare") l'allestimento a Bayreuth, e le dimensioni dell'opera hanno reso assai difficile un ingresso dell'opera nel cosiddetto repertorio; rari sono quindi gli allestimenti di questa opera wagneriana, di cui va almeno ricordato lo struggente, modernissimo tema del preludio, sviluppato poi nella grande preghiera di Cola dell'ultimo atto.

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