Fu il Teatro an der Wien, quello voluto da Schikaneder (l'amico di Mozart e librettista del "Flauto Magico") ad accogliere nel 1928 "Die Herzogin von Chicago" di Emmerich Kálmán, compositore ungherese che - compagno di studi di Bartok e Kodaly - aveva da sempre indirizzato la sua ispirazione verso il genere dell'operetta.

"La duchessa di Chicago" si presentò come uno spettacolo dalla lunghezza quasi esagerata: ma le originarie 5 ore di musica, con grande larghezza di mezzi scenici e musicali impiegati - tra cui un coro di voci bianche - non furono un ostacolo, e il successo arrise anche a questo quindicesimo lavoro del musicista ungherese.

Kálmán, che nella sua musica aveva sapientemente fuso la tradizione viennese con la cultura tzigana, mette qui a confronto - non senza una certa vena satirica - Vienna e il suo mondo con i nuovi impulsi provenienti dalla società americana simboleggiati dal jazz.

La versione che vi proponiamo è stata registrata da Richard Bonynge nel 1998 a Berlino alla presenza di Vera Kálmán, vedova del compositore, e pubblicata dalla casa discografica Decca - nell'ambito di una operazione tutta dedicata a musiche che furono vietate dalla dittatura nazista - nella collana dal titolo "Entartete musik".