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Miracolo

la parola di lunedì 25 marzo

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    La parola del lunedì - miracolo

     

    “La situazione è drammatica”, ha detto oggi il presidente incaricato Bersani, “serve un governo che faccia miracoli.”

    Ma qui il primo miracolo è farlo, un governo.

    Bersani ci sta provando, ma non è affatto il solo. Il mondo segue la tempesta perfetta della politica italiana con grande partecipazione, come se fosse un gioco di società, il cubo di rubik, il rebus difficile della settimana enigmistica. Non c’è salotto, tinello, cucinino dove non si azzardi qualche soluzione.

    Stamattina ho ricevuto la lettera di una giornalista della radio svizzera, che mi inoltrava la proposta di un ascoltatore: il dottor Antonio Guida. Si tratta di un’idea semplice e a suo modo geniale, che mi sembra giusto sottoporre alla vostra attenzione.

    L’ascoltatore della svizzera italiana comincia da una analisi fredda e implacabilmente svizzera della situazione. Bersani, Berlusconi e Grillo hanno preso più o meno gli stessi voti e nessuno dei tre può fare il governo da solo. Berlusconi vorrebbe allearsi con Bersani (oggi gli ha persino offerto in ostaggio Alfano come vice - Alfano scudo umano). Bersani però non vuole allearsi con Berlusconi, ma soltanto con Grillo, che a sua volta non vuole allearsi con nessuno, ma vorrebbe tanto che gli altri due si alleassero fra loro. C’è da farsi venire il mal di testa.

    Qui entra in scena il teorema svizzero. Se gli italiani hanno diviso per tre il loro voto, bisogna dividere per tre anche la legislatura. Fare una staffetta.

    Quanto dura una legislatura? Cinque anni. E cinque anni sono sessanta mesi. Dunque si preparino tre governi a termine di venti mesi ciascuno, durante i quali uno dei tre partiti governa e gli altri due gli garantiscono la fiducia.

    Un terzo, un terzo e un terzo. Con tre Terzi l’India ci dichiara guerra, ma a parte questo i vantaggi sarebbero molteplici e il nostro ascoltatore li elenca con precisione svizzera. Qui mi limiterò a citare il più importante: dopo avere visto all’opera i tre schieramenti, alla fine della legislatura gli elettori avrebbero finalmente degli elementi concreti per giudicarli. Anche in Italia si potrebbe dare il proprio voto in base a ciò che è stato fatto e non a ciò che è stato promesso in campagna elettorale.

    Qualcuno obietterà che venti mesi sono pochi per lasciare un segno. Ma il nostro ascoltatore dimostra di conoscere bene la storia italiana. E ricorda che i governi che nel dopoguerra hanno cambiato l’Italia durarono in media anche di meno. E allora che aspettiamo?, si chiede. Una monetina per decidere a chi far cominciare!

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    Lei la fa facile, caro amico. Non metto in dubbio che certe idee svizzere funzionino benissimo lassù in Svizzera, ma qui, mi creda, siamo più complicati. Intanto la monetina per sorteggiare chi dei tre deve cominciare.

    Chi la porta, scusi? E che monetina è? Perché se è una moneta da un euro, Grillo non la vuole: prima bisogna indire il referendum.

    E il Pd? Secondo lei il Pd accetterebbe una monetina da Berlusconi, magari con testa da entrambi i lati, tanto la croce la porta sempre Bersani?

    Per scegliere chi lancia in aria la monetina Bersani chiederebbe le primarie, Grillo la diretta streaming, mentre Berlusconi lancerebbe direttamente un assegno.

    Mi creda, non resterebbe che procedere per ordine alfabetico. Berlusconi, Bersani, Grillo. Comincia Berlusconi, allora. E secondo lei dopo venti mesi quello si fa da parte e lascia il posto a Bersani?

    Lei mi dirà: la parola data. Eh, la parola, la parola… Ha visto Monti, che pure sembrava uno svizzero. Quando andò al governo disse che mai e poi mai si sarebbe candidato alle elezioni. Guardi che fine ha fatto.

    Arrivato alla scadenza del suo periodo di governo, Berlusconi si farebbe venire l’uveite e chiederebbe la sospensione della staffetta per legittimo impedimento. Bersani dovrebbe mandargli la visita fiscale.

    Ma ammettiamo pure che, per un colpo di fortuna, il segretario del Pd riuscisse a intrufolarsi a Palazzo Chigi e a chiudersi dentro con viveri sufficienti per sopravvivere venti mesi. I suoi compagni di partito, rosi dall’invidia e dalla gelosia, lo sfiducerebbero dopo una settimana, proponendo a Berlusconi e Grillo di ridiscutere tutto. E così si ricomincerebbe il giro. Naturalmente da Berlusconi.

    Caro amico svizzero, grazie in ogni caso per il consiglio. E comunque teniamoci in contatto. Magari tra qualche mese le chiederò ospitalità. 

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