Non è facile sintetizzare tutte le sfaccettature di una delle personalità più rilevanti della cultura del nostro secolo, né ha senso esaurire lo spazio a nostra disposizione con una serie di dati biografici facilmente reperibili; il nostro incontro con Luciano Berio si svolgerà quindi sulla falsariga delle proposte musicali offerte dal programma, utilizzando il più possibile i contributi dell'autore stesso; dalla nascita (avvenuta in Liguria nel 1925) alla morte del 2003, attraverso i suoi studi (svolti a Milano con Ghedini, negli Stati Uniti con Dallapiccola e poi a Darmstatd con Boulez, Stockhausen, Ligeti e Kagel), Berio maturerà una propria posizione, aperta verso la sperimentazione di nuovi linguaggi (nel 1954 fonda e dirige con Bruno Maderna lo Studio di Fonologia Musicale della RAI) e contemporaneamente attenta alle esperienze del passato.

"La musica deve essere capace di educare le persone a scoprire e creare relazioni tra elementi diversi... nel far ciò essa parla della storia dell'uomo e delle sue risorse musicali in tutti i loro aspetti acustici ed espressivi... Il fascino della musica consiste nel suo essere significativa su vari livelli... la profondità della comprensione di chi ascolta ha a che fare col numero di relazioni che egli sa trovare. L'ascoltatore ideale è quello che sa cogliere tutte le implicazioni, il compositore ideale uno che le sa controllare"; il controllo delle varie implicazioni insite nella creazione musicale comporta una profonda conoscenza (della storia, dei linguaggi...) che Berio dimostra anche quando opera su materiale preesistente; trascrivendo (o orchestrando, come nel caso delle Canciones Populares di De Falla che aprono il programma), egli in certo modo reinterpreta, integrando in modo personale le intenzioni contenute nella notazione originaria.

Delle 14 Sequenze solistiche Berio disse che tra esse vi sono tre elementi unificatori: "virtuosismo, scrittura idiomatica e soprattutto una modalità polifonica di ascolto che mette alla prova il modo in cui si ascolta la composizione"; ascolteremo la n. 11 per chitarra.

Le celebri Folksongs, composte per la grande Cathy Berberian, sono esempio "di una trascrizione e una elaborazione sulla base di una filologia immaginaria e, proprio per questo, molto rigorosa"; si tratta di materiale di ispirazione diversa: ballate d'autore, melodie già rielaborate da altri, canzoni tratte da vecchi dischi, composizioni dello stesso Berio, qui eseguite da Luisa Castellani che bene ne asseconda l'aspetto polivoco, con approcci vocali diversi.

"Erano anni che mi veniva chiesto, da varie parti, di fare "qualcosa" con Schubert e non ho mai avuto difficoltà a resistere a quell'invito tanto gentile quanto ingombrante. Fino al momento, però, in cui ricevetti copia degli appunti che il trentunenne Franz andava accumulando nelle ultime settimane della sua vita in vista di una Decima Sinfonia... Si tratta di appunti di notevole complessità e di grande bellezza: costituiscono un segno ulteriore delle nuove strade, non più beethoveniane, che lo Schubert delle sinfonie stava già percorrendo. Sedotto da quegli schizzi decisi dunque di restaurarli: restaurarli e non ricostruirli... Nei vuoti tra uno schizzo e l'altro ho composto un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, sempre pianissimo e "lontano", intessuto di reminiscenze dell'ultimo Schubert... e attraversato da riflessioni polifoniche condotte su frammenti di quegli stessi schizzi. Negli ultimi giorni della sua vita Schubert prendeva lezioni di contrappunto. La carta da musica era cara ed è forse per questo che, mescolato agli schizzi della Decima Sinfonia, si trova un breve ed elementare esercizio di contrappunto (un canone per moto contrario). Non ho potuto fare a meno di orchestrare anche quello."

Tale è la genesi di Rendering, omaggio a Schubert realizzato nel 1989-90 per la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam.

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