"Non sono un moralista, ma fa andare su tutte le furie ogni buon protestante sentire il suo corale più caro eseguito stridulamente sulla scena e vedere il più sanguinoso dramma dell'intera storia della propria religione degradato al livello di una banale farsa. Questo lavoro esprime immoralità e distorsione della realtà, mancanza di naturalezza e di musicalità".

Con Giacomo Meyerbeer e il suo "Les Huguenots", incentrato sul sanguinoso contrasto tra cattolici e protestanti che ebbe luogo in Francia nel XVI secolo, Robert Schumann non fu propriamente tenero, irritato anche per l'uso che Meyerbeer fa del celebre corale luterano "Ein feste Burg" nel corso del preludio e dell'opera tutta.

Ancor più lapidario Wagner, che stigmatizzò il grand-opéra di Meyerbeer come un "effetto senza causa", per il magniloquente uso di mezzi tecnici e musicali, cui corrisponde spesso una carenza nello sviluppo drammatico e nell'approfondimento psicologico dei personaggi.

Esportata con successo in Europa ed America, "Les Huguenots" fu una delle prime opere ad arrivare alle mille rappresentazioni presso il magico teatro dell'Opéra; non si può dire essa goda oggi di grandissima fortuna, essendo il grand-opéra assai legato al proprio momento storico - l'800 - e ad un luogo - l'Opèra di Parigi appunto - che era allora sempre in cerca di efficaci espressioni della "grandeur" francese.