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Italo Calvino

L'inizio di un romanzo popolare, con il lettore al centro dell'universo narrativo. Il tentativo di scrivere tutti i libri possibili, inseguendo la molteplicità della vita
"Se una notte d'inverno un viaggiatore". Nelle prime pagine lei fornisce già la chiave di lettura, le istruzioni per l'uso di questo libro.
Fino a un certo punto, perché nelle prime pagine preparo a una lettura distesa, tranquilla, continua. Mentre non ci si deve fidare: il libro riserva delle sorprese, dei salti, delle spezzature.

Nelle prime pagine già si instaura questo iperdialogo con il lettore con la 'L' maiuscola. Diventa il personaggio centrale, la prima spalla.
Il lettore è il protagonista del libro: è la sua attesa della lettura che deve dare ritmo al libro.

C'è un espediente letterario che lei adopera. Oltre che degli altri scrittori lei parla anche di se stesso, e dice: "ogni romanzo uno stile nuovo". Ed è una dichiarazione di poetica. Che cos'è questo cambiare stile? Un piacere letterario o un rispecchiare il vento della letteratura?
E' il desiderio di non lasciarsi definire, di non restare prigioniero della convenzione letteraria che si sceglie, della chiave di scrittura che volta per volta lo scrittore assume. E' il tentativo di scrivere tutti i libri: ho fatto una specie di catalogo di possibilità romanzesche.

In questo catalogo ci sono le sue predilezioni letterarie?
Ci sono dei desideri di lettura. Ho cercato di dare come spinta allo scrivere il romanzo che vorrei leggere, oppure che vorrebbe leggere il lettore. E' sempre il lettore al centro.

Già nel titolo, "Se una notte d'inverno un viaggiatore", ammicca a un certo tipo di letteratura: il romanzo popolare. Fa pensare all'attacco de "I tre moschettieri". Fa pensare anche al melodramma verdiano.
Sì. Il mio titolo vuole essere l'inizio di un romanzo popolare, di un romanzo tradizionale: quei romanzi che dicevano "Se un passeggero fosse passato per quella strada avrebbe visto...". E siccome tutto il libro è basato sulla nostalgia di una lettura di questo tipo, già il titolo introduce in questo clima.

Questo catalogo di letture ideali, il libro può fare pensare anche a una spiaggia su cui si accumulano i relitti di un grande naufragio della letteratura: l'inventario dei tizzoni della biblioteca di Alessandria
La nostra epoca è, nello stesso tempo, quella in cui la letteratura tradizionale, il romanzo come era stato elaborato soprattutto nell'ottocento, è andato a pezzi, è entrato in crisi. Il mio libro è una messa in discussione, ma anche un omaggio a questo grande edificio del romanzo che sembra al tramonto.

Si dice che noi viviamo, cioè esistiamo se siamo raccontati: se ci racconta la cronaca, i giornali, al televisione, i libri di storia e, in ultima analisi, il romanzo. Fuori dalla pagina non esisterebbe niente.

Il mio moltiplicare le maschere, gli stili, gli atteggiamenti verso il mondo è un cercare di inseguire la molteplicità della vita.

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