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Le vin herbé di Frank Martin

giovedì 17 giugno su 5 canale della Filodiffusione l'importante oratorio del grande compositore svizzero

Le vin herbé di Frank MartinSenza una lentezza di elaborazione, senza un paziente, attentissimo, umile lavoro di assimilazione" non esisterebbero quei caratteri particolari di cui si contraddistinguono le opere di Frank Martin. "Giacché il primo carattere della sua personalità è appunto questo: di non essere una personalità almeno nel senso in cui questo termine si può applicare ai compositori di primo e spesso anche di second'ordine apparsi nel nostro secolo. Frank Martin sembra piuttosto esprimere un momento storico in cui il culto della personalità è fortemente impallidito, e in cui urge piuttosto l'esigenza di definire un generale clima di cultura e di civiltà, attentamente vagliato e investito da una segreta commozione umanistica. Per questo fare la storia di Frank Martin, definire i termini del suo gusto, insieme placido e intenso", è ancora oggi operazione complessa. Così scriveva Fedele D'Amico, uno dei più grandi critici italiani del Novecento, alla presentazione dell'oratorio Golgotha, dato in prima italiana il 29 settembre 1949, subito dopo la guerra. Ma di Frank Martin allora se ne parlava poco, nonostante l'età anagrafica del compositore (1890 - 1974). Infatti era stato qualche anno prima solamente che questo profondo musicista si era imposto alla ribalta internazionale, all'età di quasi cinquant'anni, con un intenso capolavoro profano dal nome Le vin herbé, in italiano Il vino drogato.

La Filodiffusione ha dunque l'onore di ripresentare questo gioiello, composto nella sua prima parte nel lontano 1938, tratto dal Roman de Tristan et Iseut nella versione di Rudolf Georg Binding. Poco eseguito in realtà, la sua fama fu dovuta immediatamente all'eco della complessa operazione artistica condotta in porto da Martin, che fece seguire nel 1939 e nel 1941 la seconda e terza parte dell'intera composizione. Sicuramente l'opera che rivela il compositore svizzero al mondo, essa inquadra in una personale sintesi estremamente meditata ed equilibrata, il rapporto tra i diversi linguaggi del primo Novecento cui lo stesso Martin aveva aderito attraverso meditate fasi della sua vita artistica che connotano le composizioni degli anni giovanili e della maturità: il francesismo cosmopolita del primo decennio del Novecento, l'influenza bartokiana del secondo decennio e la serialità del terzo.

Un capolavoro profano, dunque, una pietra miliare sommessa ma solida del nostro recente passato, una strada percorribile soprattutto nel suo insegnamento morale ed etico, questa del grande compositore svizzero.


foto da frankmartin.org

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