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Ernani

in onda venerdì 2 gennaio alle ore 21,00

ErnaniCon Ernani, quinta opera nel suo catalogo, Giuseppe Verdi (Busseto, 1813 - Milano, 1901) afferma la forza della sua personalità drammaturgica. Il dramma andò in scena il 9 marzo del 1844 alla Fenice di Venezia, ma l'accoglienza fu inizialmente tiepida.

Il successo del Nabucco e dei Lombardi, convinse la dirigenza della Fenice a commissionare una nuova opera alla nascente stella del melodramma. Il contratto venne sottoscritto nel giugno del 1843, fissando condizioni di particolare favore all'autore: l'alto compenso e la libertà di scegliere i cantanti. Il bussetano fu attratto da Hernani, dramma di Victor Hugo rappresentato a Parigi (1830), la cui prefazione era riconosciuta come manifesto del romanticismo teatrale e letterario francese. Dopo le opere costruite su grandi scene corali, Verdi voleva cambiare genere, incentrando il dramma sui singoli personaggi. Per questo il lavoro di Hugo era il soggetto adatto.

Hernani ou L'honneur castillan (1830) era già stato messo in musica da Vincenzo Gabussi a Parigi (1834) e da Alberto Mazzuccato a Genova (1843) e, benché rimasto incompleto, da Bellini, su libretto di Felice Romani.

Il dramma, ambientato nel 1519, narra di una congiura contro il re, cosa che faceva temere il rischio della censura (cosa già avvenuta a Romani e Bellini tredici anni prima). Verdi riuscì a convincere il poeta del libretto, Francesco Maria Piave (Murano, Venezia, 1810 - Milano, 1876), un versificatore locale pressoché sconosciuto, che divenne poi il librettista prediletto (Rigoletto e Traviata). Egli accettò l'ingerenza musicale del compositore sul testo poetico, sull'architettura drammatica e sull'equilibrio dei ruoli. Fu Verdi a decidere che Ernani fosse un tenore e non un contralto in abiti maschili.

In Ernani troviamo uno dei vertici del pessimismo verdiano: non capita per caso se è il protagonista a scegliere da solo il proprio tragico destino, senza che siano gli eventi a determinarlo.

Victor Hugo si oppose alla rappresentazione in Francia del dramma verdiano (con il testo del Piave). Per questo l'opera, allestita al Théâtre Italien di Parigi, venne ribattezzata Il proscritto (ma anche Elvira d'Aragona e Il corsaro di Venezia), diverso nei luoghi e nei personaggi.

Nella produzione giovanile Ernani, oltre ad essere il primo successo internazionale di Verdi, costituisce un'opera di svolta. Prima il maestro aveva scritto per un teatro grande come la Scala, adatto ad ampie scene corali. La Fenice invece, più ristretta, facilitava la riflessione del dramma sui conflitti personali. L'opera è quindi costruita sulla dialettica dei personaggi più che sulle masse sonore e rappresenta il modello ideale per il melodramma romantico, fatto di contrasti e passioni violente. Viene ridotta la funzione e l'intervento del coro; le melodie, sono ispirate alla più intensa cantabilità; è approfondita l'attenzione alla psicologia dei personaggi. Rispetto ai lavori precedenti Ernani segna quindi un'evoluzione verso quelle che saranno le caratteristiche peculiari della drammaturgia verdiana della maturità.

Vi fa capolino il deciso istinto teatrale e drammaturgico di Verdi, unito ad una fortunata vena creativa, origine delle numerose melodie che hanno dato rapida popolarità all'opera. Tra i motivi più cantati è il coro "Si ridesti il leon di Castiglia", che risveglia le corde risorgimentali, prestandosi ad interpretazioni patriottiche da parte del pubblico italiano.

Ernani fece la sua apparizione a Parma il 26 dicembre del 1844, nella quale venne aggiunta l'aria con cori "Odi il voto, o grande Iddio", commissionata a Verdi da Rossini per il grande amico tenore Nicola Ivanoff, interprete protagonista. La versione che ascolteremo però riporta la normale cabaletta di Silva, senza l'aria tenorile parmense.

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