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Le architetture della mente

in onda lunedì 17 marzo alle ore 15,30

Le architetture della menteLa presenza nella nostra rubrica di Iannis Xenakis (1922 - 2001) ci condurrà oggi, con ascolti particolari e altamente selettivi, a contatto con il variegato mondo delle idee di uno dei protagonisti dell'arte del XX secolo.

Romeno di nascita e greco di cultura, Xenakis nasce ingegnere; come tale collabora a Parigi con Le Corbusier nella progettazione di opere importanti, ed Honegger, Milhaud e soprattutto Messiaen sono coloro che lo guidano nel suo percorso musicale verso la composizione; con il suo primo grande lavoro orchestrale, Metastasis (1953-54) l'artista afferma la sua originalissime teorie meta-artistiche, e negli anni a seguire diviene celebre, anche per i suoi scritti musicologici e per le sue ricerche di informatica musicale.

"... nel concepire delle forme in musica c'è una grande libertà, a condizione naturalmente di poterle pensare e poi realizzare. Per pensare delle forme bisogna che il compositore sia al corrente di quello che accade in molti ambiti teorici fisici, genetici e umani. Per questo sarebbe interessante istituire delle cattedre per l'insegnamento delle forme in tutte le regioni del pensiero umano.".

Il compositore si rifà alla filosofica constatazione (di parmenidea ascendenza) delle leggi presenti nella natura, e questa osservazione del reale diviene in lui forte ispirazione creativa: le arboscenze, ad esempio, sono citate da Xenakis come strutture ramificate presenti in molte forme nella natura (i rami delle piante ma anche il sistema nervoso, quello circolatorio, i fulmini, il corso dei fiumi...).

Proprio alle arboscenze si ispira Lichens I per grande orchestra; questa composizione del 1984 (cui peraltro non hanno fatto seguito numeri seguenti) fu commissionata a Xenakis dalla Comunità Radiofonica dei Programmi in Lingua Francese per l'Orchestra Filarmonica di Liegi che per prima eseguì il brano.

"...Di solito i miei pezzi hanno una durata media leggermente inferiore ai venti minuti; con le percussioni le cose vanno diversamente e mi capita di varcare quel limite; probabilmente mi riesce più facile scrivere per quel tipo di strumenti..."; questa la risposta di Xenakis all'osservazione che il suo Plèiades duri circa 40 minuti.

Il brano, per 6 percussionisti, segue il celebre Psappha per un solo esecutore, e come quello è dedicato alle Percussions de Strasbourg; per questa composizione, definita dall'autore "un'operazione di ritmica pura", Xenakis inventò un nuovo strumento il cui nome, Sixen, riunisce il numero dei destinatari e le prime lettere del suo cognome.

Negli anni '60 la riflessione di Xenakis è concentrata sulle forme - nel senso globale a cui prima abbiamo fatto riferimento - ma anche sulla simmetria e sulla ripetizione; connesse a loro volta alle leggi della matematica; così in Nomos Alpha per violoncello solo, del 1966, dichiaratamente costruito sul gruppo esaedrico, ancora una volta pratica musicale e teorizzazione matematica si intersecano.

Xenakis, negando la prassi strumentale tradizionale (in questo caso le corde vengono percosse, picchettate, tese, con effetti decisamente altri), così avvalora la sua poetica: "...occorre questo supremo sforzo di originalità che mi sembra la cosa più interessante, vorrei quasi dire, la più nobile per un artista".


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