Nel 1899 Giulio Ricordi riceve lo spartito di Tosca, ancor privo del preludio, e così ne scrive a Puccini: "Il 3° atto di Tosca, così come è, mi pare grave errore di concetto e di fattura!... la scena di Cavaradossi, l'entrata di Tosca, sono belle ed efficaci - come è certo efficacissima, ed è una gran trovata, la fucilazione e la fine. - Ma Iddio Santo e buonissimo!... cos'è il vero centro luminoso di quest'atto?... il duetto Tosca-Cavaradossi. Cosa ho trovato?... un duetto frammentario, a piccole linee che impiccioliscono i personaggi; ho trovato uno de' più bei squarci di poesia lirica, quello delle mani, sottolineato simplicemente da una melodia, pure frammentaria e modesta, e per colmo, un pezzo talis et qualis dell'Edgar!!...".

Il musicista risponde: "Pur non di meno sono sereno e convinto che se Ella ripassa questo 3° atto la sua opinione si cambia! Non è orgoglio il mio, no. È la convinzione di aver colorito come meglio non potevo il dramma che mi stava dinnanzi... Quanto alla frammentarietà, è cosa voluta da me: non può essere una situazione uniforme e tranquilla come in altre confabulazioni d'amore... L'appunto per aver preso un frammento dell'Edgar ... può sembrare un 'schiva fatica' qualunque. Così com'è, togliendosi dall'idea che appartiene ad altro lavoro... mi sembra pieno della poesia che emana dalle parole".

Al dramma di Sardou interpretato da Sarah Bernhardt Puccini aveva assistito più volte: il libretto, destinato inizialmente da Ricordi ad Alberto Franchetti, fu poi affidato a lui che vi lavorò insieme ad Illica e Giacosa, concludendo la sua opera alla fine del '99.

Il Teatro Costanzi di Roma nel 1990 aveva ospitato la prima di Cavalleria Rusticana (basata sul soggetto verghiano cui anche Puccini si dedicò per qualche tempo per poi abbandonarlo); passano altri 10 anni, e nel 1900 il teatro romano ospita la prima diTosca; così commentò il Corriere della Sera: "S'intitola melodramma questa «Tosca», ma non lo è propriamente... Gli avvenimenti si succedono quasi tumultuariamente (come ognun sa, tutti i personaggi principali muoiono durante i tre atti) e la musica non può concedersi indugi... [Puccini] rimane sempre elegante; e questo è proprio veramente singolare in questa Tosca che per l'azione potrebbe suggerire le più riprovevoli volgarità... Ma - per quanto abilmente mascherato - il difetto originale del dramma a tinte troppo forti, e povero di ogni elemento psicologico, rimane visibile ostacolo ad una libera estrinsecazione della fantasia musicale di Giacomo Puccini. E questo è forse il punto debole della sua Tosca. Si trova certamente nello spartito - e non poteva supporsi diversamente - più espressione drammatica che consistenza musicale ma lo spettacolo è senza dubbio interessante e congegnato per piacere...".

Anche Giacosa aveva evidenziato le difficoltà dell'opera: "Il guaio più grave sta in ciò che la parte, dirò così, meccanica, cioè il congegno dei fatti che formano l'intreccio, vi ha troppa prevalenza a scapito della poesia. È un dramma di grossi fatti emozionali, senza poesia. Ben altro era la 'Bohème', dove il fatto non ha importanza, mentre invece sovrabbonda il movimento lirico e poetico. Nella 'Tosca', invece, bisogna mettere in rilievo la concatenazione degli avvenimenti e ciò prende molto più spazio che non dovrebbe e ne lascia poco allo sviluppo dei sentimenti.".

La ricchezza di contraddizioni formali, espressive, drammaturgiche presenti nella Tosca, sottolineate da critici e studiosi, è però in parte anche la vera forza di quest'opera in cui le tinte forti e la nettezza dei confini portano al massimo il pathos per il pubblico; ancora oggi le platee di tutto il mondo seguono commuovendosi la storia di Tosca e Cavaradossi, e così faremo noi ascoltandola nella storica interpretazione di Maria Callas, Gobbi e Di Stefano diretti da De Sabata alla Scala nel 1953.

150° Anniversario Giacomo Puccini

Tosca (libretto)

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