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Note di Regia

di Salvatore Basile

Il popolo dei Fenici, quando navigava, era solito mettere in torretta, sulle navi, un uomo di guardia. A quest’uomo veniva inferta una ferita di proposito, su una coscia o su un braccio. Questa ferita serviva perché il dolore lo teneva sveglio. Ma faceva anche in modo che l’uomo fosse più attento, perché il dolore dona una sensibilità nuova: una particolare, acuita capacità di attenzione.

Il restauratore è un uomo che ha una ferita profondissima: si è vendicato, in passato. E questa ferita, questo dolore, gli ha donato una sensibilità che prima non aveva: quell’attenzione particolare verso gli altri, verso il mondo che gli ruota intorno. L’idea della serie nasce proprio da questo e per questo: raccontare che se c’è in ognuno di noi un’attenzione, una sensibilità particolare verso gli altri, verso le persone che ci sono accanto, possiamo recepire i problemi di queste persone, migliorare le loro vite, e di conseguenza migliorare anche le nostre. Il restauratore è proprio questo. È un personaggio che riesce a vedere oltre, perché ha una sensibilità che nasce da una ferita ancora aperta, e quindi cerca di riparare ai suoi errori compiuti in passato, aiutando gli altri a non commettere gli stessi errori.

L’errore del nostro restauratore è stato quello di vendicarsi di un torto subito, ed è quindi nei confronti della vendetta che ha sviluppato, involontariamente, una particolare sensibilità: entrando a contatto con oggetti che appartengono a persone che, dopo aver subito un torto, stanno per vendicarsi o che, dopo aver perpetrato un’ingiustizia, stanno per subire una vendetta, Basilio, il nostro restauratore, riesce a “vedere” frammenti futuri delle loro vite e le conseguenze dei gesti criminosi che stanno per compiere o per subire. Ed è su questi indizi che svolge le indagini, per tentare di intervenire e aiutarli e cercando nello stesso tempo di guarire anche la propria ferita.

Imbarcarsi nell’avventura della regia dopo aver collaborato alla scrittura di una storia è sempre una grandissima emozione. Stavolta, per me, è stata un’emozione acuita dalla possibilità di lavorare con Lando Buzzanca. Lando è un personaggio davvero incredibile. Io lo chiamo “Re Leone”, perché ha una resistenza veramente fuori dal comune, una voglia di lavorare, un entusiasmo nel recitare, riscontrabile in pochi altri. Oltre a questo, è dotato di una generosità immensa. L’ho visto molte volte recitare in condizioni climatiche difficili, resistere dopo ore di riprese, e nonostante questo aiutare, incitare i colleghi più giovani e inesperti. Per cui ringrazio Lando per le emozioni che ha saputo regalare a tutti quanti, a me per primo. E il mio grazie va a tutti coloro i quali hanno collaborato alla serie, rendendone possibile la realizzazione, a cominciare dai produttori Alessandro Jacchia e Maurizio Momi, gli altri sceneggiatori e Paola Masini della Rai.

Oltre a Lando Buzzanca, mi piace ricordare tutti gli altri attori che hanno partecipato a "Il Restauratore" e che hanno “sopportato” i miei metodi di lavoro, sempre con entusiasmo e fiducia: da Martina Colombari a Beatrice Fazi, da Paolo Calabresi a Marco Falaguasta, Claudio Castrogiovanni, Caterina Guzzanti... e tutti gli altri che non nomino per non creare un elenco “esagerato”. Ma che sono e saranno sempre nel mio cuore.

Salvatore Basile

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