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Grandi direttori: John Pritchard

in onda mercoledì 7 luglio alle ore 10,30

Grandi direttori: John PritchardIl direttore cui la trasmissione odierna è dedicata è il londinese Sir John Pritchard, nato nel 1921 e scomparso nel 1989.

Figlio di un violinista professore in orchestra, Pritchard compì il suo percorso formativo sia frequentando corsi regolari di pianoforte, violino e organo, sia viaggiando moltissimo ed ascoltando così direttamente opere e concerti.

L'esperienza dell'ascolto sarà fondamentale per il giovane che troverà così nella pratica direttoriale la sua realizzazione professionale, indirizzando i suoi interressi sia verso l'orchestra che verso il coro.

La sua attività concertistica e la sua produzione discografica e video sono incentrate sul repertorio operistico, in particolare Mozart e Verdi, ma comprende titoli di un vasto repertorio che spazia dalla fine del '700 al XX secolo.

John Pritchard si è distinto per la sua attività con le orchestre di tutto il mondo, da quelle inglesi (Londra, Edimburgo, Liverpool) alle europee (Vienna, Berlino, Francoforte, Colonia, Zurigo Bruxelles) ed italiane (Roma, S. Cecilia).

In particolare la collaborazione di Pritchard con l'Orchestra di Glyndebourne, iniziata nel 1947, è proseguita durante tutto l'arco della sua vita; inizialmente maestro sostituto di nomi quali Kubelik e Gui, ne diverrà egli stesso direttore nel 1951.

Proprio alla testa dell'Orchestra e del Coro del Festival di Glyndebourne ascolteremo una interpretazione di Pritchard del repertorio operistico del Novecento: si tratta di "Arlecchino o le finestre", capriccio teatrale in quattro quadri di Ferruccio Busoni.

Composta nel 1916, l'opera è basata sulla tradizione italiana della Commedia dell'Arte ma si ispira anche alle maschere contenute ne "I balli di Sfessania" ciclo di incisioni dell'artista barocco Jacques Callot, esponente del manierismo francese.

Il libretto, dello stesso Busoni, fu da lui definito "il testo d'opera più morale dopo quello de il Flauto magico"; l'Arlecchino di Busoni ironizza su tutto: la fedeltà coniugale, il potere militare, la cultura vera e quella presunta, i rapporti umani; in questa opera di ispirazione comica Busoni immette tutta l'amarezza di chi constata i mali dell'uomo e della società, consapevole dell'impossibilità di sanarli veramente.

Va ricordato il profondo effetto che l'opera fece sul musicista Ermanno Wolf Ferrari (che nelle sue opere riprese anch'egli spunti settecenteschi della commedia di stampo veneziano), e che in una lettera al "caro e atroce maestro" Busoni scrisse: "Qui sta la perfezione: vedere e tirare nel centro, magari spaccando il cuore a se stessi. Mefistofele è gentile in confronto con il suo Arlecchino. E' impossibile sperare che il pubblico, subito, capisca: non può arrivare all'altezza necessaria per ridere con Lei...Ci vorrebbe un pubblico composto da gente capace di ridere di se stessa: un'utopia".

Nell'opera di Busoni ironia e cattiveria talvolta si mescolano, senza scadere mai però in un arido cinismo, anzi arrivando - in anni assai tragici - alla conquista di una nuova moralità: Busoni è quell'Arlecchino che, in fine d'opera, saluterà il suo pubblico inneggiando a "..chi fidando solo su se stesso, seguendo i suggerimenti del cuore e con attento discernimento sceglie la giusta via; chi s'accontenta d'essere se stesso; chi conserva sempre e comunque l'integrità e non s'inchina a nessuno".

La versione discografica che qui presentiamo è la prima delle due realizzate da Pritchard ed è del 1954; a questa ne seguì una nel 1960; in entrambe le incisioni il direttore inglese è alla testa della Glyndebourne Festival Orchestra.

(Nel 2007 quest'opera è stata messa in scena dal Teatro Comunale di Bologna per la regia di Lucio Dalla, che vi ha aggiunto un brano introduttivo scritto da lui con funzione di prologo, e ne ha spostato l'azione in un paesino non meglio precisato delle colline toscoemiliane.)

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