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El papa compañero

La domanda è perché – molto più che con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – i capi di Stato dei Paesi latino-americani, diversi dei quali autocrati universalmente riconosciuti, abbiano trovato un punto di intesa con Francesco. Risulta banale pensare a una semplice questione di vicinanza geografica o linguistica. Semplice, dice al Foglio Loris Zanatta, storico delle Relazioni Internazionali dell’America Latina presso la Facoltà di Scienze politiche all’Università di Bologna  e autore di diversi saggi, tra cui “La nazione cattolica. Chiesa e dittatura nell’Argentina di Bergoglio” (Laterza). “Perché il peronismo nazional-cattolico in cui è cresciuto e si è formato Horge Mario Bergoglio è assolutamente coerente con la visione del mondo dei fratelli Castro, di Mujica, di Evo Morales, di Chavez. L’idea di fondo è che la cultura appartiene  al popolo e il terreno comune è il profondo anti-liberalismo, Per questa categoria di leader, come per il Pontefice, la classe media è una classe coloniale e questa è una definizione che 40 anni fa tutti, in America Latina, avrebbero sottoscritto senza troppi problemi. Per questo dico che c’è una coerenza totale”. In che senso la classe media è anticoloniale? “Lo è in quanto minaccia alla cultura tradizionale del popolo, che è una figura mitica, custode dei valori cattolici”. Ciò che manca, nelle complesse e variegate analisi che tanto spazio hanno trovato in questi anni – ben prima dell’elezione dell’arcivescovo gesuita di Buenos Aires alla cattedra di Vescovo di Roma – è una seria riflessione sul rapporto tra il comunismo latino-americano e il cattolicesimo. “Intanto diciamo subito che è il comunismo latino che copia dal cattolicesimo, e non viceversa”, aggiunge Zanatta: “Sì, Fidel Castro diceva che la dottrina cattolica è al 90% uguale a quella della sua rivoluzione, ma mi sembra un’osservazione un po’ megalomane”. […]

Uno dei rischi che si corrono quando si ha a che fare con la politica latino-americana è di generalizzare, dimenticando innanzitutto che lì “non ci sono regimi socialisti, bensì regimi populisti che attingono all’immaginario tradizionale della cattolicità ispanica, e cioè comunitarista, corporativa, organicista, antiliberale, anticapitalista ed estranea alla democrazia liberale”. Bergoglio populista? “Senza dubbio”, dice Zanatta, a patto di capirsi su cosa significhi il termine “populista”, concetto difficile da usare e talmente abusato nell’attualità mediatica da essere banalizzato. “Parlo di populismo pensando a un’idea di popolo inteso come comunità organica, che condivide cioè una cultura che fa leva sul binomio apocalissi-redenzione. E’ l’idea cioè di una sorta di popolo eletto che vivrebbe in armonia se non incombesse su di esso la tragedia”. L’apocalissi “è appunto tutto ciò che minaccia l’identità di quel popolo, e oggi è la globalizzazione neo-liberale. Il che ricorda un po’ la crociata del XIX secolo contro il liberismo. I tempi sono cambiati, le circostanze anche, ma non è che si sia troppo distanti. Ecco che allora, contro l’apocalissi, si propone la redenzione”. […]

continua sul Foglio 

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